lunedì 28 luglio 2014

Nadine Gordimer, 90 anni di lotte contro l'apartheid e le ingiustizie.


Nadine Gordimer
di Tiziano Riverso
Minuta ma con una straordinaria energia, Nadine Gordimer ha visto con i suoi occhi vispi, nitidi e un pò severi, come la sua scrittura, l'apartheid e ha sempre combattuto contro le ingiustizie, tutte. Era, come dice Inge Feltrinelli, il suo editore italiano, "una minuscola, piccola grande donna. Una battagliera fantastica per tutti i diritti umani e civili".
Amica di Nelson Mandela ("se non ci fosse stato lui il Paese sarebbe sprofondato nella guerra civile, ci e' andato vicino" diceva) e di tanti leader della lotta contro l'apartheid è stata fra i membri fondatori del Congress of South African Writers. Fino all'ultimo la scrittrice sudafricana Premio Nobel nel 1991, morta oggi a 90 anni nella sua casa a Johannesburg, ha combattuto con coraggio anche una battaglia personale, quella contro il tumore al pancreas che aveva annunciato di avere lo scorso marzo dicendo addio alla scrittura. "Scrivere mi fa stare male e sono troppo critica, troppo esigente verso il mio lavoro, non credo che accetterei qualcosa che non mi soddisfa" aveva detto. Così come si era più volte dichiarata convinta che il valore di uno scrittore stia nelle sue opere, in quello che scrive.
Nel 1974 vincitrice del Booker Prize, nel 2002 del Premio Internazionale Primo Levi e nel gennaio 2007 del Premio Grinzane Cavour per la Letteratura, il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è 'Ora o mai più' (Feltrinelli) del 2012 che racconta una storia del dopo apartheid ma che affonda le sue radici nel prima con protagonisti la nera Jabu di una povera famiglia della tradizione zulu e il bianco, benestante e borghese Steve. Poi è arrivato, nel 2014, 'Racconti di una vita'. E il 15 ottobre uscirà per Feltrinelli 'Tempi da raccontare', una raccolta di saggi, articoli e conferenze, scritti nell'arco di mezzo secolo, in cui sono al centro le sue passioni, convinzioni, letture, l'impegno e la lunga lotta di contro l'apartheid. Figlia di un ebreo russo e di un'ebrea inglese, nata nel Transvaal, nel borgo minerario di Springs a est di Johannesburg, il 20 novembre del 1923, la Gordimer, ha più volte detto che "la sua sensibilità alle ingiustizie" veniva "dall'essere cresciuta in Sudafrica". Ma fino all'ultimo ha invitato anche a guardare avanti, al Sudafrica del dopo apartheid, dopo aver vissuto l'euforia della realizzazione di un sogno che aveva paragonato a quella "della caduta del muro di Berlino", e consapevole che il razzismo non era sconfitto.
Con il suo stile secco, essenziale, nitido, distaccato ha messo nei suoi romanzi ognuno di fronte a se stesso a partire dal Toby di 'Un mondo di stranieri', che troviamo nella sua prima opera tradotta in Italia da Feltrinelli nel '61 e scritta nel '58 alla vigilia delle prime rivolte nere organizzate e delle durissime repressioni. Ne 'I giorni della menzogna' (The Lying Days), sua opera prima del '53 c'è invece una ragazza che con dolore si allontana dalla sua famiglia bianca, ostile ai neri. Mentre ne 'La figlia di Burger' una giovane donna, figlia di un uomo morto in prigione, cerca di fuggire dal suo destino e dal Sudafrica e finisce anche lei in cella.
La famiglia, i bianchi rifiutati dai bianchi, i neri visti con sospetto, il futuro come un'incognita sono i temi al centro della maggior parte dei suoi romanzi e racconti che insieme ai saggi costituiscono una sterminata produzione. Cosi' in 'Luglio' uscito per Rizzoli nel 1984 una famiglia bianca, nei giorni vincenti della rivolta, viene nascosta dal proprio servitore. Mentre in 'Sveglia!' del 2006 il protagonista Paul Bannerman è un ambientalista malato di cancro reso radioattivo dalla cura che sta facendo. La costante di tutte le sue opere è "quel coraggio nella vita e talento nelle opere" che dovrebbe essere il credo di tutti gli scrittori come ricordò invocando Camus nel suo discorso per il Premio Nobel.
 ANSA


Obituary: Nadine Gordimer 1923 - 2014 

Zapiro for Times

13 July 2014: Writer, political activist and nobel prize laureate, Nadine Gordimer( 90) died peacefully in her sleep. Gordimer wrote 15 novels as well as several volumes of short stories, non-fiction and other works. She was published in 40 languages around the world. Friend of Nelson Mandela, Gordimer was an unwavering critic of apartheid and an outspoken advocate of black majority rule. Her fiction, which she saw as part of the struggle against apartheid, documented the havoc that institutionalised racism wrought on private lives. Three of her works were banned by the government for varying periods because of their outspoken messages. In an 1990 interview she said Gordimer said “I used the life around me and the life around me was racist,” In a 1990 interview she said “I would have been a writer anywhere, but in my country, writing meant confronting racism.
This drawing was done twenty two years ago by Zapiro as a tribute to Nadine Gordimer for the cover of a 1992 edition of the progressive Afrikaans journal, Die Suid-Afrikaan.



Links


  •  Nadine Gordimer: “Il Sudafrica ha tradito il sogno di Mandela”


  • “Io, Madiba e il mio Sudafrica” Addio al Nobel Nadine Gordimer la scrittrice che sfidò l’apartheid


  • È morta Nadine Gordimer


  • Nadine Gordimer: evergreen, ageless and an inspiration to all writers


  • Morta Nadine Gordimer, piccola grande donna contro l'apartheid


  •  http://it.wikipedia.org/wiki/Nadine_Gordimer



  • Related Zapiro cartoons

    sabato 26 luglio 2014

    CartoonSea 2014 : i vincitori e la mostra

    Oggi sabato  26 luglio alle ore 18 inaugura la mostra  
    CartoonSea 2014 alla Chiesa San Michele di Fano.
    Saranno 71 le opere esposte a Fano per la sesta edizione del Premio Nazionale di Umorismo e Satira CartoonSEA, che inaugura la propria mostra alla Chiesa di San Michele di via Arco d’Augusto, alle ore 18 di sabato: 19 le opere della monografica di Marco Tonus, 31enne friulano presidente di Giuria e vincitore uscente del Premio,
    e 52 le opere dei partecipanti al concorso 2014.
    Domenica 27 alle ore 11 la premiazione  
    dei vincitori del concorso che ha messo a tema la sicurezza sul lavoro con il titolo
    “Professione Pericolo. Sicurezza sul lavoro! Ma quale lavoro?”.
    A seguire, sino al 10 agosto, anche alcuni spettacoli comici e di cabaret, sempre gratuiti e sempre a tema.




    GRAN PRIX CartoonSEA 2014
    “Rischi del mestiere”

    Filippo Ricca (Fricca)
    Roma/Parigi, 1971

    PRIX CartoonSEA 2014



    “Arma impropria”
    Paolo Dalponte
    Trento, 1958



    “Angelo custode”
    Toni Vedù
    Vicenza, 1947


    Premio Origone (under 29)

     "Costa Concordia"
    Niccolò Maniero
    Padova, 1986


    7 Premi Speciali della VI edizione CartoonSEA!
     -
    Fabrizio Di Nicola
    Frago (Filippo Lo Iacono)
    Ennio Buonanno
    Luca Piersantelli
    Gianlorenzo Ingrami
    Marco Fusi
    Walter Petretto

    e 4 le segnalazioni
    -
    Sergio Tessarolo
    Benetti Emanuele
    Campagna Dario
    Cannistrà Leonardo

    QUI potete vedere le loro opere

     La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle ore 18 alle 23, ad ingresso libero
    sino al 10 agosto.
    Disponibile presso la sala, anche il catalogo CartoonSEA, curato da Michele Ambrosini e Francesca Polverari.

    FANO – Domani alle ore 11 si danno appuntamento a Fano, presso la Chiesa di San Michele in via Arco d’Augusto, gli artisti vincitori di questa VI edizione del Premio Nazionale di Umorismo e Satira CartoonSEA, che sabato pomeriggio, in questa sede, ha inaugurato la mostra esponendo 52 opere selezionate al concorso e altri 19 lavori per la monografica del 31enne friulano Marco Tonus, presidente di Giuria e vincitore uscente 2013.
    Vittoria Solazzi premia Marco Tonus nel 2013
    Vittoria Solazzi premia Marco Tonus nel 2013
    Provenienti da tutta Italia e da Oltralpe – primo premio al romano “Fricca” residente a Parigi – gli autori delle vignette e delle illustrazioni satiriche hanno partecipato al Premio – ideato e sostenuto da SEA Gruppo e promosso in partnership con INAIL Pesaro-Urbino, con il patrocinio del Comune di Fano, Provincia di Pesaro-Urbino e Assemblea Legislativa delle Marche – confrontandosi sul tema della sicurezza del lavoro.
    Alla cerimonia, sarà così il Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Marche, Vittoriano Solazzi, a chiamare sul podio il vincitore del Grand Prix CartoonSea 2014, il disegnatore Filippo Ricca, in arte “Fricca”, che si aggiudica il primo premio da 1.000 euro con l’opera “Rischi del mestiere”. Andranno quindi 500 euro ciascuno, in palio per i due Prix parimerito, al trentino Paolo Dalponte per “Arma impropria” e al vicentino Toni Vedù per “Angelo Custode”, rispettivamente per mano del Sindaco di Fano Massimo Seri e del Direttore Provinciale Inail Rocco Mario Del Nero. Sarà quindi la volta del Presidente di Giuria Marco Tonus che consegnerà un tablet da 10 pollici al 27enne padovano Nicolò Maniero che vince il premio giovane – novità introdotta da quest’anno in memoria dell’artista Franco Origone – con la sua opera “Costa Concordia”. Quindi a seguire, i premi speciali: il Presidente della Fondazione Carifano Fabio Tombari introdurrà Ennio Buonanno; il Presidente dell’Ente Carnevalesca Luciano Cecchini sarà presente per Gian Lorenzo Ingrami; l’assessore comunale Samuele Mascarin per Luca Piersantelli; il direttore artistico CartoonSEA 2014 Michele Ambrosini per Walter Petretto. Agli autori, premiati e segnalati, purtroppo non presenti, saranno comunque recapitati targa e catalogo della mostra. A chiusura della mattinata è previsto un buffet aperto alla cittadinanza.
    La mostra sarà visitabile tutti i giorni, sino al 10 agosto, dalle ore 18 alle 23, ad ingresso libero. Saranno inoltre offerti alla città altri eventi dedicati alla sensibilizzazione su questo importante tema, presso i giardini del Pincio di Fano. Mercoledì 30 luglio, alle ore 21, lo spettacolo “Testa di Casco… la sicurezza è una cosa seria” del San Costanzo Show. Venerdì 1 agosto, i monologhi di Pietro Sparacino con il cabaret di “InPerfetto Equilibrio Precario”. E, senza ancora alcuna anticipazione su luoghi ed orari, il comico Massimiliano Martini- accompagnato dai musicisti di Ultimo Binario e dalle ballerine di Chiaradanza – sarà in giro a sorpresa per le vie della città con il suo “Rischio tutto. Oggi quiz, domani chissà?”.

    venerdì 25 luglio 2014

    Meriam


    Meriam
    di Tiziano Riverso

    Meriam è libera, ed ieri mattina è arrivata in Italia per una breve ma intensa visita, prima di raggiungere gli Stati Uniti.
     Intensa perchè all'aeroporto c'era ad accoglierla il premier italiano e subito dopo ha incontrato il Papa a Villa Marta.




    Meriam Yehya Ibrahim, la donna cristiana condannata a morte per apostasia il 15 maggio scorso, “è stata liberata e ora è sulla strada di casa”. Lo ha annunciato il suo avvocato, Elshareef Ali, parlando con la Bbc dopo che i media locali avevano dato notizia dell’imminente rilascio. La misura è stata decisa da un tribunale d’appello di Khartoum, che ha annullato la sentenza di condanna a morte. “Siamo felicissimi – ha detto Ali – e stiamo andando da lei”.
    Il 15 maggio un tribunale di Khartoum aveva condannato a morte per impiccagione la 27enne, cristiana, madre di un bambino e all’epoca incinta di otto mesi (ha poi partorito in carcere), con l’accusa di apostasia. I giudici avevano inoltre stabilito che la donna dovesse subire cento frustate per aver commesso adulterio, visto che il suo matrimonio con un uomo cristiano non è riconosciuto valido in base alla sharia (diritto islamico).
    I giudici avevano dato tre giorni alla donna per rinunciare alla sua fede cristiana, ma in aula, dopo un lungo colloquio con un religioso musulmano, la donna aveva affermato: “Sono cristiana e non ho mai commesso apostasia”. Meriam, laureata in fisica, è sposata con Daniel Wani, un sud-sudanese cristiano. Lei è invece sudanese e nel suo paese è considerata musulmana, perché nata da un padre musulmano.
    In base alla sharia, una donna musulmana non può sposare un uomo di un’altra fede e i figli nati dalla loro unione sono quindi considerati illegittimi e frutto di adulterio. Per salvare la giovane è stata lanciata una campagna internazionale, alla quale ha contribuito, tra gli altri, l’ong Italians For Darfur. Anche molte ambasciate in Sudan si sono mobilitate, rivolgendo appelli alle autorità locali.
    Khartoum: su caso Meriam pressioni senza precedenti – Il governo sudanese denuncia “pressioni senza precedenti da parte di governi, organizzazioni e personalità internazionali’’ sul caso di Meriam e sottolinea come la sentenza sia stata emessa “sulla base dell’indipendenza della magistratura”.
    L’annullamento “in primo grado” della condanna a morte nei confronti Meriam è avvenuto “nel contesto dell’indipendenza della magistratura sudanese, in applicazione dello stato di diritto e dei principi della Costituzione”, si legge in una nota del ministero degli Esteri.
    Il governo sudanese sottolinea quindi di aver “sempre respinto con fermezza” esortazioni a intervenire sul caso “senza attendere la conclusione dell’iter giudiziario’’. Khartoum accusa anche i “media di aver ignorato il principio della separazione dei poteri”.
    (fonte) 



    Gioia immensa per la liberazione di Meriam ma non dimentichiamo Asia, Faiza e le altre

    giovedì 24 luglio 2014

    Ritratto di Arturo Schwarz

    L' 08 giugno  su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
    e l'intervista di Antonio Gnoli
    ad Arturo Schwarz 


    Arturo Schwarz: "A novant'anni sono avido di vita mi sento più trotskista che mai"

    Dalla creazione in Egitto di una sezione della Quarta Internazionale, che gli costò le torture, all'arrivo in Italia, dove divenne gallerista e grande collezionista del movimento surrealista
    di ANTONIO GNOLI

    CHE cos'è che mi assilla durante tutta la conversazione con questo signore che alterna la memoria precisa dei fatti con i piccoli spazi regalati all'oblio? Sono qui, nella sua casa milanese a due piani (forse tre considerando la parte sotterranea), in mezzo ai 40 mila volumi e alle opere d'arte che con sincretica abilità ha messo insieme lungo il corso di una vita. Sono qui, seduto davanti ad Arturo Schwarz che mi fissa attraverso le spesse lenti e chiede domande esatte, precise, circostanziate. E mentre chiede si accarezza la barba. Detesta la vaghezza.

    Ha accanto la nuova compagna. Si chiama Linda. Apprendo che stanno insieme da sei anni e che si sono sposati da poco. Il vecchio maschio alpha sorride alla donna bionda. Premurosa e taciturna, lei lo guarda senza frenesia. Si nota la grande differenza di età. Ma invece di sorprendermi mi fa pensare a due corpi finiti, per caso e forse felicemente, nella stessa orbita. Che cos'è che mi assilla allora? È l'idea che la natura si possa forzare? Cambiarne le leggi? Stravolgerle? Sarebbe comunque troppo. Eccessivo. E allora cos'è? È il fatto che non riesco a capire quanta percentuale "levantina" si nasconda in quest'uomo dalle dichiarate ascendenze egiziane: "Sì, sono nato ad Alessandria d'Egitto e la mia vita è stata una grande avventura", dice con l'aria di chi stia fornendo una biografia dai tratti romanzeschi.

    Il nome Schwarz farebbe pensare a origini tedesche.
    "Mio padre era di Düsseldorf. Ebreo, sposò un'ebrea milanese: Margherita Vitta, figlia di un colonnello italiano che andò di stanza in Egitto. Fu lì che si conobbero".

    Cosa faceva suo padre?
    "Era un chimico. Attraverso dei processi di liofilizzazione, inventò un sistema di conservazione del cibo. Fu la nostra fortuna con il governo egiziano".

    Com'era Alessandria?
    "Popolosa, strana, dal sapore cosmopolita; abitata da commercianti greci, italiani, armeni; da finanzieri libanesi e da diplomatici inglesi e francesi. Ricordo il vociare dei venditori d'acqua e l'intenso profumo dei narghilè. Mio padre mi iscrisse al "Victoria College". Feci le scuole e l'università francese e inglese: la Sorbonne aveva laggiù un suo distaccamento. Come Oxford, del resto".

    E cosa ha studiato?
    "Filosofia e scienze naturali. In seguito aprii una libreria. Ma la vera passione in quegli anni giovanili fu la politica. Creai una sezione egiziana della Quarta Internazionale ".

    Quella fondata da Trotsky nel 1938?
    "Sì. E oggi compiuti i novant'anni mi sento più trotskista che mai. Allora, a causa della mia attività politica, fui arrestato e condannato all'impiccagione".
    Che anno era?
    "Gennaio 1947. Lo ricordo come fosse ieri. Mi prelevarono la mattina presto. Fui trascinato in prigione. L'accusa era sovversione. Mi sbatterono nei sotterranei. Una cella asfissiante, piccola e come unici compagni topi e scarafaggi. Mi rasarono a zero. Mi torturarono strappandomi le unghie dei piedi. Sopraggiunse una cancrena per cui persi l'alluce del piede destro. Infine fui trasferito nel campo di internamento di Abukir".
    Come ha fatto a salvarsi?
    "Due anni di prigionia in attesa che si eseguisse la sentenza. Prevista per il 15 maggio del 1949. In corso c'era la guerra arabo-israeliana. Che ebbe varie fasi. Nel febbraio del 1949, giunse l'armistizio tra Egitto e Israele. Nel mutato clima fui liberato in aprile".
    I suoi genitori?
    "Mia madre era morta da tempo. I miei divorziarono che avevo cinque anni. Per un po' stetti con lei, una donna rancorosa. Cominciò a maltrattarmi: rivedeva in me piccolo quello che un giorno era stato suo marito. Alla fine mio padre riuscì ad ottenere l'affidamento. La mamma morì nel 1939. La Germania dilatava i suoi deliranti sogni di guerra e io non sapevo più chi fossi".
    In che senso?
    "Non avevo più un'identità. Nel 1933, come ebreo, persi la cittadinanza tedesca. Presi quella di mia madre. Fu cancellata nel 1939. Ero dunque un apolide. Finita la guerra accettai di riprendermi la cittadinanza italiana. Per cui, quando si trattò di espellermi dall'Egitto, fui mandato in Italia".
    Dove?
    "Con il piroscafo arrivai a Genova e poi, con il foglio di via, finalmente a Milano. Non avevo soldi, né vestiti, ero solo. Sapevo che per sopravvivere avrei dovuto trovarmi al più presto un lavoro. Feci la sola cosa che avevo già fatto ad Alessandria: misi in piedi una libreria con annessa una piccola casa editrice. La Banca Commerciale, grazie a un cugino che era un funzionario, mi concesse un fido. Che poi mi fu tolto".
    Perché?
    "Sospetto che ci fosse lo zampino di Togliatti. Pubblicavo i libri di Trotsky e il Pci non amava certo quella figura che era stata fatta assassinare da Stalin. L'anno in cui morì per mano di un sicario avrei dovuto incontrarlo a Coyoacán in Messico dove viveva. Era il 1940. Avrei affrontato un lungo viaggio per mare. Con tutti i rischi della guerra. Ma non feci in tempo. Mi restò un suo biglietto da visita che avrebbe dovuto funzionare da lasciapassare. Deve essere da qualche parte. Conservato come una reliquia".
    Mi fa venire in mente le sue considerevoli collezioni?
    "Odio la parola collezionismo. Tutto quello che ho raccolto non è stato fatto nel nome della proprietà privata, ma per amore verso l'arte, in particolare verso il surrealismo, che ha segnato la mia vita".
    Come è nata la passione surrealista?
    "Tutto avvenne dopo aver letto il Manifesto di André Breton. Nei primi anni Quaranta gli inviai le mie poesie. La risposta arrivò sei mesi dopo. Tenga conto che l'Atlantico era infestato dagli U-Boot tedeschi. Mi rispose incoraggiandomi. Da allora decisi di far parte del gruppo surrealista".
    Con quali effetti?
    "Per me unici. Ero felice di stare in contatto con artisti straordinariamente liberi e onesti".
    Onesti?
    "Intendo intellettualmente. Breton fu descritto cola me una specie di dittatore che imponeva le sue scelte culturali. Non è vero. L'ho conosciuto bene. Era di una dolcezza e di un'ironia uniche. E poi Duchamp, che incontrai nel 1954. Chi meglio di lui ha interpretato lo spirito dei tempi? E Yves Tanguy? Semplicemente strepitoso. E Max Ernst? Lo conobbi a Parigi. Grande. Ma non ho avuto molta simpatia per lui. Gli rimprovero di aver tradito Breton".
    Nelle sue mani, si dice, siano passati parecchi capolavori di quel periodo.
    "È vero. Li ho avuti, tenuti appesi, venduti e donati. Duchamp, Man Ray, Masson, Tzara, Dalí, Ernst, Pollock che non era un surrealista, ma proveniva da quel mondo".
    Perché dice "donati"?
    "Perché circa un migliaio delle mie opere sono finite in quattro grandi musei internazionali".
    Cosa ha chiesto in cambio?
    "Che le opere fossero catalogate, documentate, accompagnate da una dignità scientifica. È il solo modo per far sopravvivere l'arte".
    Tra i musei che cita è compresa anche l'Italia?
    "Dopo molte complicazioni burocratiche un consistente nucleo delle mie opere dada e surrealiste sono
    finite alla Galleria d'Arte Moderna di Roma".
    Complicazioni in che senso?
    "Non fu per niente facile. Si giunse al paradosso che ero io che dovevo giustificare il lascito e non lo Stato quello di fornire le garanzie per la gestione. La cosa più comica accadde con la mia biblioteca di testi dada e surrealisti che era compresa nella donazione. E che gli specialisti consideravano un pezzo unico. Fu rifiutata perché qualcuno allora insinuò che era robaccia pornografica! Il Getty Museum aveva offerto due milioni di dollari. Alla fine la donai a Israele".
    Mi faccia capire meglio questo atteggiamento del "donare".
    "Cos'è che non va?".
    Lei è un gallerista. Ha trattato opere. Le ha comprate e vendute. Voglio dire: non sto di fronte a una classica figura di mecenate.
    "Ma un uomo è tante cose assieme. E non c'è contraddizione tra un'attività mercantile e il bisogno di trasmettere un patrimonio, per quanto piccolo, senza smembrarlo. C'è  -  come dire?  -  una volontà spirituale che reagisce al puro dominio del denaro. Non sarei ancora un trotskista e un surrealista se non pensassi questo".
    Se non pensasse che la proprietà è un furto?
    "Ecco, leggiamo Proudhon e soprattutto Stirner, ma anche la Cabala e l'Alchimia che ho studiato a fondo ".
    Cosa c'entrano queste ultime?
    "I primi scritti alchemici distinguevano chiaramente l'oro come metallo dall'oro spirituale o "filosofale". Nelle esegesi talmudiche vengono presi in considerazione sette diversi tipi di oro. In molti testi alchemici Dio stesso è paragonato all'"oro dell'alto". Siamo in pieno antimaterialismo".
    La frequentazione dei testi sacri come la relaziona con il buon Dio?
    "Dio è un'ipotesi culturale. Sono ateo da sempre. Con gli anni invece di indebolirsi questa posizione si è rafforzata".
    Davvero?
    "Eh, già. Certe volte mi chiedo come qualcuno abbia potuto creare un mondo così di merda. Se ci fosse un Dio che avesse realizzato tutto questo, sarebbe un sadico".
    In fondo in un mondo così non le è andata poi tanto male.
    "Forse perché tutta la mia vita si è svolta sotto il segno dell'amore".
    È una parola impegnativa e anche un po' scivolosa.
    "Non me ne frega niente che sia scivolosa. Mi riferisco alle persone che ho amato e che amo".
    A chi per esempio?
    "Penso alla mia prima moglie: Vera. L'ho amata in maniera totale. E quando è morta, vent'anni fa di tumore, la mia vita ne uscì sconvolta".
    Che cos'è un uomo cui viene sottratta una delle ragioni principali della sua esistenza?
    "È un essere finito. Posso solo dirle che a un certo punto quel disagio è talmente cresciuto in me da togliermi ogni ragione di vivere. Ero una ridicola mosca senza più ali che si dibatteva freneticamente".
    Ha pensato al suicidio?
    "Più volte. Ho pensato di farla finita anche prima di incontrare lei, Linda, che ora vede sedermi accanto. Ero stanco. Con problemi fisici seri dopo un'operazione alla schiena andata di schifo. Linda mi ha salvato. Mi ha dato un'altra chance".
    Cosa la spaventa della morte?
    "Non ne ho paura. Sono avido di vita. Lo sono più ora che ho superato i 90 anni che quando ne avevo 30. Ma so che arriverà il momento in cui sarò nuovamente stanco di vivere. Non so se avrò ancora la forza di ribellarmi. Tutte le ribellioni, però, sono sacre".
    Anche quelle contro la natura?
    "È difficile ribellarsi alla natura. In questo mi sento molto spinoziano. Quando verrà la mia ora me ne andrò spero senza troppo protestare".
    Si percepisce in lei tutto e il contrario di tutto.
    "Non capisco se lo intende come un segno di ricchezza o di ambiguità".
    Forse entrambi.
    "L'uomo è un coacervo di sentimenti contraddittori. Ha un lato sublime e accanto uno deteriore. È generoso e vile; disinteressato ed egoista. È la vita. Prendiamola per il verso giusto. Spero solo di non aver fatto troppe cazzate. Alla fine ciò che avrò dato e anche quello che riceverò. Poi, come tutti, lentamente sbiadirò, senza lasciare traccia".
    Lei ha scritto una settantina tra testi di saggistica e di poesia. Mai un libro di memorie. Rientra nella convinzione che tanto tutto è destinato a finire?
    "Non lo so, sinceramente. E poi: ho cose più interessanti da fare che mettermi a scrivere le mie memorie. Se qualcosa resterà di me, e dubito fortemente, sarà attraverso i gesti concreti. Non nelle parole".
    Cosa vorrebbe indietro che oggi non ha più?
    "Non mi manca nulla. Non soffro di nostalgia. Ho perfino conservato intatte le mie radici ebraiche".
    Come le definirebbe queste radici?
    "Sono la linfa di tutto. E quel tutto ha assunto per me la forma del desiderio di conoscenza e di fratellanza. Nel Tanàkh  -  cioè nel Vecchio Testamento  -  si dice, ancor prima che nei Vangeli, una cosa fondamentale: ama il prossimo come te stesso e non fare male a nessuno. È il fondamento della nostra etica civile. Non ne vedo altri".
    © RIPRODUZIONE RISERVATA
    DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI
     

    domenica 20 luglio 2014

    La Merkel ne ha fatti 60!

     
    di ELENA ospina da Cartoon Movement

    Un 60mo compleanno festeggiato al culmine della sua carriera e della sua popolarità quello che Angela Merkel. E il museo Kennedy della capitale la celebra con una mostra di 60 scatti che la ritraggono in diversi momenti degli ultimi 20 anni, mentre di fronte alla porta di Brandeburgo campeggia una statua di cera che la raffigura.
    Fany-blog ha raccolto invece alcune delle ultime vignette che la ritraggono








    Stuttmann



    60th Birthday of Angela Merkel
    Marian Kamensky
    barack obama 17 Jul 2014


    calling for sanctions
     By Joep Bertrams, The Netherlands - 4/29/2014



    visitor
    By Joep Bertrams, The Netherlands - 11/21/2013



    Selfie
    By Kap, La Vanguardia, Spain - 5/3/2014


    on the Crimean beach
    By Tom Janssen, The Netherlands - 3/13/2014

     
    Angela Merkel
    Firuz Kutal per Cartoon Movement



    Angela Merkel
    By Pavel Constantin, Romania - 12/18/2013



    CARTELLINO ROSSO
    Chi credeva che il cartellino giallo alzato dalla Merkel allo scoppio dello scandalo spionistico della NSA fosse sbagliato si sbagliava. La Cancelliera tedesca espelle pubblicamente il capo degli agenti americani a Berlino e, sperando in un Obama in ascolto, definisce stupido lo spreco di risorse per spiare un alleato.
    (votabile su CARTOONMOVEMENT)
    Uber


    Peter Brookes




    8610 D Day
    Keywords: D Day; 70th aniversary; Harper; Obama; Merkel; Hollande; Putin
    Caption: You'll have to explain to me the secret to your success!Bado



    Riber 


    Olle Magnusson



    Jan-Erik Ander

     
    Jan Erik Ander 

     
    Dangerous Claw
    By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 5/30/2014


     by Dave Brown -The Indipendent







    Tiziano Riverso


     
    La portiera
    Marilena Nardi 



    Sturm-Merkel
    Marilena Nardi

    SGRUNT
    Etichette: Germania, sconfitta Merkel, vittoria Verdi
     PORTOS / Franco Portinari

      
    La Merkel
    Agim Sulaj
     

    sabato 19 luglio 2014

    World Cup 2014: The winner is Germania

    Germany star
    Petar Pismestrovic

     La Germania è Campione del Mondo, grazie alla vittoria per 1-0 sull’Argentina. E’ Mario Goetze a firmare la rete che regala ai tedeschi il titolo, al 113esimo. Un incontro serrato, con qualche occasione per parte durante i tempi regolamentari, ma nessuna delle due nazionali che riesce a concludere. Ai supplementari è quindi il gioiellino del Bayern Monaco a sbloccare la partita. I teutonici sollevano la Coppa per la quarta volta, 24 anni dopo Italia ’90.

    Riverso


    "Germania campione del mondo" di Paolo Pablito Morelli





    Muller
    di Alireza Pakdel




    J. Löw
    Petar Pismenestrovic
    Philipp Lahm
    Petar Pismenestrovic

    Miroslav Klose
    Petar Pismenestrovic

    Özil
    Petar Pismestrovic

    J. Löw
    Petar Pismestrovic



    Bastian Schweinsteiger
    Petar Pismestrovic





    Quella kkkkkk della Merkel esulta 



     Alemanha!... http://www.amorimcartoons.com.br/
    Amorim


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     La festa è finita

    VAMONOS
    Boligan