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sabato 13 agosto 2016

COSCE DA PAZZI

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COSCE DA PAZZI.
"non fai ridere, non fai piangere, non fai riflettere, non fai uso di limiti...ma che cazzo fai, allora?"

"faccio quello che mi pare. 
so cos'è il libero arbitrio e ho il talento per usarlo come voglio.
se sai cos'è il libero arbitrio e hai talento, fallo anche te.
ma fammi una cortesia: se non ci riesci, non ti mettere a spiegare a me come dovrei fare quello che faccio...che se lo faccio così è giusto e se lo faccio cosà è sbagliato.
IO FACCIO QUELLO CHE MI PARE. 
e finchè ci sarà una persona interessata a quello che faccio, sia in positivo che in negativo, continuerò a farlo.
e se ne avrò voglia può darsi che continui a farlo anche se non interesserà a nessuno...chi lo sa..?"
Riccardo Mannelli
     



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Diario Fo commenta la vignetta di Riccardo Mannelli: "È bellissima, le polemiche sono un tentativo di censura"
il Fatto Quotidiano

Ha passato una vita a calcare le tavole del palcoscenico per dileggiare il potere. Intervistato dal Fatto QuotidianoDario Fo ha voluto dire la sua sulla vignetta pubblicata pochi giorni fa da Riccardo Mannelli, in cui la ministra Boschi viene rappresentata con le cosce in bella mostra. L'opinione del Premio Nobel per la Letteratura è precisa e netta, e va in controtendenza alla pioggia di critiche che, mosse da ogni parte, hanno investito il fumettista.
"È bellissima, il ministro appare come una signora elegante e niente affatto volgare, triviale o oscena. Non è un disegno indecente, né maleducato. È utilizzato per spiegare il gioco di parole. Ma prendersela per un innocente gioco di parole è una reazione che svela rozzezza e pochezza intellettuale. Il vuoto assoluto del senso dell'umorismo".
L'autore di Mistero Buffo parla apertamente di censura in questa sua intervista, ricordando che anche i grandi artisti del passato hanno dovuto subire la medesima sorte.
"Molière fu censurato duramente per il Tartufo e per il Don Giovanni. Ripeteva: 'Sono triste per la satira, ma so che un Paese che disprezza la satira e ne teme gli effetti non ha né intelligenza, né fantasia'. La satira ha bisogno di persone intelligenti".
Per uno che ha votato la propria vita a rompere i canoni del teatro borghese e a studiare con passione l'arte antica, non c'è da stupirsi che Mannelli abbia voluto scoprire un po' le cosce della ministra per esprimere una critica al governo.
"Il corpo, nudo o poco vestito, è stato usato dagli artisti in molti modi con tante funzioni sceniche. Pensiamo a Michelangelo e al suo capolavoro, il Giudizio Universale della Cappella Sistina, dove tanti tra papi, santi, beati, principi e personaggi biblici sono stati ritratti nudi e seminudi con seni e natiche in vista. Avrebbero dovuto dargli fuoco! [...] Un popolo senza umorismo è un popolo finito".
Dal canto suo, Fo è fermamente convinto che la reazione di politici e poteri forti sia spropositata e intravede un chiaro disegno censorio dietro l'episodio.
"Reazioni smodate. Se c'è mancanza di misura è in queste reazioni. Sono convinto che il ministro non possa essersi offesa nel vedere se stessa raffigurata in quell'immagine. [...]La regia è chiara: creare un tormentone facile e orecchiabile, come le gambe del ministro. I tentativi di censurare la satira sono una spia pericolosa, toccano i Paese e i popoli che sono in difficoltà sul piano della libertà di manifestazione del pensiero".



Daniela Ranieri
su IL FATTO

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LA VERSIONE DI MUGHINI - LA VIGNETTA DI MANNELLI È IDIOTA E ORRIDA. NIENTE DI MALE, SUCCEDE. CIASCUN GIORNALE FA LE VIGNETTE CHE VUOLE E CONTRO CHI VUOLE. SAREI UN PO' MENO PRESUNTUOSO DEGLI AMICI DEL 'FATTO' CHE OGNI CINQUE MINUTI RIPETONO CHE SOLO LORO SONO VISPI E INTELLIGENTI LADDOVE TUTTI GLI ALTRI SONO 'BIGOTTI' E 'SERVILI'
Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

Caro Dago, ovvio che in un Paese civile ciascun giornale fa le vignette che vuole e come vuole e contro chi vuole. Semmai sarei un po’ meno presuntuoso degli amici del “Fatto”, i quali ogni cinque minuti ripetono e ribadiscono che solo loro sono vispi e intelligenti e anticonformisti e laddove tutti gli altri sono “bigotti” e “servili”.

Un’affermazione con la quale, per quanto mi riguarda, mi pulisco allegramente le scarpe. Ovvio che il “Fatto” aveva tutto il diritto di mettere in prima pagina una vignetta che vorrebbe essere derisoria di Maria Elena Boschi, e che per farlo punta sulle sue “cosce” sguainate e cellulitiche.

Roba che quanto a gusto ed eleganza, a paragone il “cicciottelle” di un recente titolo giornalistico è un aforisma di Karl Kraus. Conosco e ho simpatia per Mannelli da qualche decennio: è un disegnatore aguzzo al quale, com’è ovvio, non tutte le vignette riescono col buco.

Questa è assieme idiota e orrida. Niente di male. Succede. Ne sto parlando da lettore del “Fatto” che ogni mattina lo compra e ne legge un bel po’ di articoli, quasi sempre molto buoni, eccezion fatta per le nenie stucchevolissime contro Matteo Renzi. Evviva le vignette, evviva il sarcasmo libero e indipendente.


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La libertà di satira
e la libertà delle donne
Stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo
di Antonio Polito
Così deve essere anche nei confronti dei nuovi paletti che la sensibilità moderna ha posto al discorso pubblico: per esempio quello relativo al corpo della donna. Se un tempo si disegnava Spadolini ignudo e grassoccio con il pisellino al vento, ridendone, perché mai non si potrebbe oggi esporre il corpo di una donna ministra ridendo della sua esibita avvenenza, è stato autorevolmente detto. (Anche se, a proposito degli spostamenti del senso del limite, non si può escludere che oggi un direttore che desse del «cicciottello» a Spadolini se la vedrebbe brutta). C’è insomma un politicamente corretto più corretto del rispetto delle donne, e questo è il rispetto della satira.
Esagerati, dunque, o in malafede, gli indignati anti Mannelli: quella vignetta non istiga certo disprezzo nei confronti delle donne, e il disegnatore non è un cattivo maestro di potenziali femminicidi; chi volesse davvero cercare le radici della tabe sessista del maschio italiano dovrà impegnarsi un po’ di più invece di trovarsi facili bersagli polemici (per esempio leggendo il bellissimo romanzo di Edoardo Albinati).
Confesso però che mi hanno altrettanto, se non di più turbato, un paio di argomenti che sono stati usati in difesa di Mannelli. Il primo recita più o meno così: è legittimo prendere in giro l’avvenenza della ministra per denunciare la sua (presunta) incompetenza, in pratica se lei non dicesse «sciocchezze» costituzionali si eviterebbe le vignette sulle «cosce». Ma stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo (belli e incompetenti non mancano nel nostro sesso).
Il secondo argomento è anche peggiore: si sostiene che in realtà la vignetta non faceva che replicare la realtà, come si deduce da una foto della ministra ritratta nella stessa posa della vignetta. Così, senza dirlo, si fa colpa alla signora Boschi di mettere in mostra le gambe, roba che non si sentiva dai tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava le signore scollate, e la vignetta di Mannelli smette di essere difesa in quanto satira e viene elevata ad atto di denuncia. Ma denuncia di che? Si sta forse sostenendo che la ministra se l’è cercata indossando abiti scostumati, e che invece coprire il corpo femminile sia un atto di modestia e di serietà, soprattutto per una donna che fa politica?
Ecco: «se l’è cercata» è il grido di battaglia del sessismo. E su questa strada è davvero breve il passo che ci separa dalla burkizzazione a fini politici della polemica contro Maria Elena Boschi. Un prezzo francamente troppo alto, anche per la battaglia referendaria. Giù le mani dunque dalla libera satira. E giù le mani però anche dalla libertà delle donne: tutte le donne, comprese quelle potenti.Così deve essere anche nei confronti dei nuovi paletti che la sensibilità moderna ha posto al discorso pubblico: per esempio quello relativo al corpo della donna. Se un tempo si disegnava Spadolini ignudo e grassoccio con il pisellino al vento, ridendone, perché mai non si potrebbe oggi esporre il corpo di una donna ministra ridendo della sua esibita avvenenza, è stato autorevolmente detto. (Anche se, a proposito degli spostamenti del senso del limite, non si può escludere che oggi un direttore che desse del «cicciottello» a Spadolini se la vedrebbe brutta). C’è insomma un politicamente corretto più corretto del rispetto delle donne, e questo è il rispetto della satira.
Esagerati, dunque, o in malafede, gli indignati anti Mannelli: quella vignetta non istiga certo disprezzo nei confronti delle donne, e il disegnatore non è un cattivo maestro di potenziali femminicidi; chi volesse davvero cercare le radici della tabe sessista del maschio italiano dovrà impegnarsi un po’ di più invece di trovarsi facili bersagli polemici (per esempio leggendo il bellissimo romanzo di Edoardo Albinati).
Confesso però che mi hanno altrettanto, se non di più turbato, un paio di argomenti che sono stati usati in difesa di Mannelli. Il primo recita più o meno così: è legittimo prendere in giro l’avvenenza della ministra per denunciare la sua (presunta) incompetenza, in pratica se lei non dicesse «sciocchezze» costituzionali si eviterebbe le vignette sulle «cosce». Ma stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo (belli e incompetenti non mancano nel nostro sesso).
Il secondo argomento è anche peggiore: si sostiene che in realtà la vignetta non faceva che replicare la realtà, come si deduce da una foto della ministra ritratta nella stessa posa della vignetta. Così, senza dirlo, si fa colpa alla signora Boschi di mettere in mostra le gambe, roba che non si sentiva dai tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava le signore scollate, e la vignetta di Mannelli smette di essere difesa in quanto satira e viene elevata ad atto di denuncia. Ma denuncia di che? Si sta forse sostenendo che la ministra se l’è cercata indossando abiti scostumati, e che invece coprire il corpo femminile sia un atto di modestia e di serietà, soprattutto per una donna che fa politica?
Ecco: «se l’è cercata» è il grido di battaglia del sessismo. E su questa strada è davvero breve il passo che ci separa dalla burkizzazione a fini politici della polemica contro Maria Elena Boschi. Un prezzo francamente troppo alto, anche per la battaglia referendaria. Giù le mani dunque dalla libera satira. E giù le mani però anche dalla libertà delle donne: tutte le donne, comprese quelle potenti.

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L'amico salmastro mi scrive:
"ma Mannelli, sotto il disegno, non poteva scrivere: "oltre le gambe, c'è di più?"
...temo, però, che la citazione di una canzonetta non sarebbe stata Fatto-Style... ::)"
SAL

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stavo leggendo questo articolo dell'Huffington Post che titola qualcosa tipo "i dieci momenti più sessisti delle olimpiadi" o qualcosa del genere
questo termine, sessismo, mi piace tanto ma tanto tanto, proprio
mi piace talmente tanto che vi pregherei di non usarlo MAI qui, io lo farò con parsimonia, proprio per non sciuparlo
voglio conservarlo come perla nella sua ostrica, chiusa, in fondo al mare
e pensavo: che bello deve essere gustare un aperitivo al tramonto, a Montmartre, con l'autrice, sfiorarsi piano e sussurrarsi tanti asterischi
Fabio Magnasciutti

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venerdì 12 agosto 2016

Vignetta: “Riforme: lo stato delle cos(c)e”.

La vignetta di Riccardo Mannelli   “Riforme: lo stato delle cos(c)e”
ha suscitato un vespaio. Si tratta di un semplice  gioco enigmistico una zeppa,  cose cosce, su un ritratto della ministra delle riforme Boschi, in minigonna.
Vignetta sessista? sicuramente battuta infelice!






L'opinione di Gabriele Balestrazzi:

La riforma che serve davvero
di Gabriele Balestrazzi 10/08/2016

La vignetta è qui, come ormai su tutto il web: firmata da Mannelli, pubblicata dal Fatto quotidiano, intitolata “Riforme: lo stato delle cosce”.

Ora, quando ci sono di mezzo vignette e satira il mio impulso sarebbe quello di astenermi, ascoltare e leggere i commenti, ma sostanzialmente di difendere il diritto di ironizzare e dissacrare su tutti e su tutto (tragedie comprese), che della satira è il sale e la ragione di esistere.

Inoltre, viviamo proprio in questi giorni giuste e scandalizzate reazioni per alcuni titoli olimpici ma non certamente da…medaglia (“Il trio delle cicciottelle”, “I lati B disegnati col compasso”…). Ma abbiamo anche visto nei commenti chi, e parlo di chi affronta la questione in buona fede e senza sessismi di sorta, pone il dubbio se qualche volta non si ecceda nel “politicamente corretto”. Ovvero: è diverso esaltare i lati B delle beachvolleyste dall’esaltare le spalle o gli addominali di nuotatori o altri atleti maschi?

Tutto vero, o almeno tutto opinabile. Il problema è che anche le battute e le vignette irrompono in un mondo obiettivamente sbilanciato: il mondo delle miss, delle veline, delle “Brava Giovanna Brava!”… Il mondo in cui la donna è concretamente e culturalmente penalizzata (senza neppure arrivare all’estremo e tragico tema dei femminicidi). Ecco perché, nel già invasivo dibattito sulle riforme, aggrapparsi – seppur metaforicamente – alle cosce del ministro Boschi è sinceramente squallidino, e non molto distante (anche se la testata di Travaglio lo è) dalla infelice battuta del leghista Salvini sulla “bambola gonfiabile Boldrini”. Anche perché, se proprio la si vuole attaccare, credo che la ministra abbia punti politici ben più deboli della cellulite vera o presunta o della coscia forte.

E a proposito di punti deboli, fra cicciottelle e cosce governative, forse noi giornalisti dovremmo iniziare a riflettere se il calo delle vendite dei quotidiani sia più colpa del web o delle nostre mediocrità…




Dopo la polemica boschi-mannelli, una vignetta riparatoria - da il fatto quotidiano - www.natangelo.it ‪#‎boschi‬ ‪#‎cosce‬ ‪#‎mannelli‬ ‪#‎travaglio‬ ‪#‎sessismo‬
Natangelo


L'opinione di Stefano Feltri dal Fatto

Boschi, cosce e altre ragioni per indignarsi
[...] Una vignetta sessista? Forse, ma se la mia interpretazione è corretta – ovviamente ognuno può dare la sua – il tema non sono tanto le cosce della Boschi quanto le reazioni degli spettatori ai suoi comizi. Ma poco importa. [...]


di Portos 




L'opinione di Tommaso Ederoclite dall'Huffington Post:

Quel sessismo sulla Boschi del Fatto Quotidiano, altro che cicciottelle
Stamattina però quando sono arrivato alla lettura del Fatto Quotidiano ho subito notato la vignetta di Mannelli in prima, e come reazione ho avuto una sorta di fastidio. La riguardo con attenzione dicendomi "forse non l'ho capita", e riprendo ad osservarla con più attenzione. Ebbene la mia conclusione è stata netta e lapidaria: vignetta inutile, non fa ridere, non fa pensare, colpisce Boschi in quanto donna e non nel suo operato. [...]



Portos


L'opinione di Lia Celi per lettera 43:

La chiamano satira, ma è barzelletta da bar
 Vignette sulla Boschi. Sketch contro la Madia. Slogan che offendono le donne. Quando l'attaccamento alla causa sfocia in maschilismo.
di Lia Celi | 11 Agosto 2016
Le caserme stanno tornando di moda come luogo di stoccaggio per gli immigrati. Speriamo che rimanga qualche camerata (nel senso di dormitorio) per ospitare quanti, ahimé, soprattutto da sinistra, stanno riportando in auge a fini politici, e in particolare contro Maria Elena Boschi, l'umorismo casermicolo a base di tette e cosce, provocando i legittimi sogghigni della destra che di quel tipo di humour era sempre stata la tradizionale depositaria.
Personalmente trovo che l'ultimo caso, la vignetta di Mannelli sullo «stato delle cosce» apparsa sul Fatto Quotidiano, non sia così intollerabile.


UNA VIGNETTA DA MANNELLI. Forse perché ci sono abituata: le carni iperrealistiche, immancabilmente nude e flaccide, sia maschili che femminili, sono da sempre la cifra stilistica del disegnatore toscano, espressione grafica (e pregevolissima) del suo sdegnoso e corrucciato sguardo sull'umanità, fin dai tempi di Cuore. Se anziché la Boschi su quella sedia a parlare di riforme ci fosse stato Graziano Delrio in bermuda, Mannelli ne avrebbe dato un ritratto altrettanto disgustoso, restituendo in realtà aumentata ogni pelo, ogni neo, ogni piega della pelle.
Quel che ci avrebbe risparmiato è il calembour da ginnasiale, perfino più trito che sessista, fra «cose» e «cosce», che può sembrare fresco e originale solo ai coetanei di chi trova «affettuoso» l'aggettivo «cicciottelle», e perdonato solo da chi a Mannelli perdona tutto, perché è impossibile essere maledettamente bravi sia a disegnare che a fare battute.

NON BASTA DIRE CHE CI SONO COSE PIÙ GRAVI. Spero che al Fatto perdonino pure me perché sto per criticarli malgrado scriva, e ne sia fiera, per quel giornale, ma non mi convince la difesa d'ufficio di Stefano Feltri, e cioè che su quella prima pagina c'era ben altro per cui indignarsi, altro che le cosce della Boschi: articoli sulla cacciata di Luca Mercalli da RaiTre, sui genitori che dopano i figli 12enni prima delle gare di ciclismo, sull'inferno di Aleppo. E cacchio, se mi tiri in ballo Aleppo scompare tutto, compresi Mercalli e i baby-Pantani.
Ma è come quando da piccolo non volevi mangiare il minestrone e ti dicevano «pensa ai bambini africani che muoiono di fame». Okay, se mangio il minestrone ne salvo qualcuno? E se non mi arrabbio per una vignetta dal titolo sessista oltre che banale, quanti bambini di Aleppo staranno meglio? E c'è tanta differenza con Salvini quando dice «io offendere la Boldrini? È lei che offende me con quel che dice»?
Vauro ha fatto di peggio
Ma sia pure. C'è ben altro, è vero. E sempre contro Boschi. Anzi, c'è stato, perché mi riferisco a una vignetta dello scorso aprile, stavolta firmata Vauro, dove il ministro, popputo e chiapputo come le segretarie nelle vecchie vignette di Playboy, si alza la gonna e «piscia in piedi» uno schizzo di petrolio.
Impazzava lo scandalo delle trivelle, con la Boschi «trivellata dai magistrati», scriveva Marco Travaglio. Metafora all'epoca resa molto meno innocente dall'elegante campagna «Trivella tua sorella», con una donnina stilizzata a quattro zampe, altro manifesto del nuovo movimento «Pecorecci per un'Italia migliore».
È come se l'impegno per la propria causa sdoganasse qualunque tipo di volgarità, compresa quella sessista, in nome di un bene superiore - o l'eliminazione di un male, che sia Renzi, i migranti, o le trivelle.
LA GIUSTA CAUSA DIVENTA UN ALIBI. Al tempo stesso, il bene superiore diventa un alibi per tornare impunemente in camerata col giornalino delle barzellette zozze. Solo che le protagoniste non sono più le prof culone, le segretarie ninfomani e le infermiere vogliose, ma l'avvenente ministro delle Ri(forme) o la presidente della Camera, l'equivalente di Boschi per la destra e la Lega: in quell'acredine sessista c'è molto più testosterone in esubero che ragionamento politico.
Qui sta la differenza fra le battute contro Boschi e Boldrini e il «pegno alla bellezza» di cui Michele Serra parla su Repubblica, a suo dire pagato anche da politici maschi attraenti come Pierferdinando Casini.
Ma ce ne corre fra l'irresistibile cameo del Pierferdy seduttore interpretato da Neri Marcorè 20 anni fa (non a caso in uno spettacolo coordinato da una donna, Serena Dandini), e le Boschi-Madia servette deficienti e sculettanti che apparivano negli sketch di Crozza.
ESSER BELLE È UN DOPPIO INGOMBRO. Se è vero che, come dice Serra, in Italia essere belli è «di evidente ingombro quando si è sul palcoscenico del potere», essere belle, e pure donne, è un doppio ingombro inammissibile, che scatena, sia a destra che a sinistra, tutti i «sognatori abbastanza privi di fantasia» che da ragazzi trovavano la «principale stimolazione dalla televisione e dalle barzellette sporche».

La definizione viene da La scuola cattolica di Albinati, fondamentale affresco sulla formazione dei giovani maschi italiani (non solo gli aguzzini del Circeo, che l'autore ha conosciuto da ragazzo). Libro indispensabile per capire lo stato delle cose. E delle cosce.




L'opinione di Staino per Repubblica

Staino e la vignetta su Boschi: "Impubblicabile, ma gli attacchi se li cercano"
Cosa pensa di quello "Stato delle cos(c)e" che tante critiche ha suscitato?
"Mi intristisce. Perché Mannelli è un grandissimo disegnatore, lo adoro, fa un lavoro bellissimo, ma come satirico non mi convince. Quella vignetta mi sembra inutile. È proprio brutta. Ci fosse un collegamento tra le cosce e le riforme, ma non c'è. E poi questo è un momento delicatissimo per le donne, per questo dico: "Ti ci metti anche te Mannelli?". Chiedi scusa e andamo avanti".



Su Twitter


la piantate di darci consigli ?,noi autori di satira siamo capacissimi di sbagliare da soli baci a tutti,un abbraccio particolare a Mannelli
Vincino









Su Ansa

"Adesso anche la satira politica scade nel sessismo? Eravamo abituati ad una funzione importante, utile ed irrinunciabile della satira politica, anche di quella più graffiante e 'cattiva'. Ora, non abbiamo nessuna intenzione di abituarci al suo scadere in un becero sessismo e, di conseguenza, alla sua inutilità". Così la Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli commenta la vignetta di Mannelli pubblicata oggi sul Fatto quotidiano che ritrae la ministra Boschi. La vignette che ha per titolo "Riforme: Lo stato delle cos(c)e" raffigura la ministra mentre interviene munita di microfono, seduta su una sedia con un abito succinto che lascia abbondantemente scoperte le gambe accavallate. "Quando si cede al sessismo o alla volgarità - conclude Fedeli - la satira diventa qualcosa di diverso. E' una presunta satira che non fa ridere, è greve e persino imbarazzante".

Boldrini, uomini basta sessismo,siamo in 2016 - "Uomini basta sessismo, siamo nel 2016. Rinnovatevi anche nella satira. Solidarietà alla ministra Boschi". Lo scrive la presidente della Camera Laura Boldrini su twitter.

"La Venere di Mannelli"
Approvata dal Garante della Satira e dal MeBac.
Marco Tonus

domenica 15 maggio 2016

La Boschi... si fa per ridere

by Mannelli

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Boschi, fratte, frattaglie…si fa per ridere


Dopo i Padri della Patria del ’48, fu il popolo a intervenire sulla Costituzione e così fu il 2001 a chiamarlo alle urne per modificarne il titolo V.  Concerneva modifiche alle autonomie  locali innalzandole di fatto a  governatorati. Vinsero i SI con 10 milioni e mezzo di votanti contro i 6 milioni dei NO, su 49 milioni e mezzo  di elettori.  Perciò oggi inanelliamo tutti quei governatori liberi di e da …
Poi fu il 2006 da Berlusconi scatenatissimo nel voler modificare l’intero assetto istituzionale (dal parlamento -passando per il presidente della Repubblica, la magistratura, la corte costituzionale- alla revisione della Costituzione in parlamento). L’affluenza purtroppo fu come quella precedente, ma (fortunatamente), non essendo vincolata al quorum,  questa volta vinsero a grande maggioranza i NO.
A ottobre 2016 saremo di nuovo chiamati ad accettare/rifiutare le riforme costituzionali per ddl Boschi (giusto per dare sintetica idea: noterete che, a parte una sorta di contentini civetta (da contrapporre ai gufi?), nonostante sottoboschi, sterpaglie e rigaglie, è palpabile il déjà-vudi  quel mancato referendum 2006. Il ddl Boschi interviene infatti sul Parlamento (togliendo poteri al  senato, ma aggiungendo ai locali istituzionali che diventeranno senatori non eletti dal popolo tutto,  l’immunità che oggi non hanno), sul presidente della Repubblica, sul CSM, sulla Corte Costituzionale…
Oltre al fior fiore dei costituzionalisti per professione, non per blablologia, anche alcuni magistrati hanno osato esprimersi con il loro personalissimo NO. Ovvio: per onorare il loro mestiere (parte integrante di organo costituzionale) passano quasi la totalità del tempo a districarsi nel fare rispettare leggi che fanno quegli altri due organi costituzionali. In tal senso -quanto a decodificazione più che interpretazioni-  siamo ormai allo stato di “tutto e il suo contrario” dati gli incistati contorsionismi ingarbugliati tra milioni di parole che oggi possediamo per merito del legislativo ed esecutivo (cfr. i suoi innumerevoli decreti legge).  Si badi: ogni legge deve essere promulgata partendo dalle (sacre) basi costituzionali. Mi spiegate dunque come ciò possa essere possibile dato che la Costituzione, testo scritto benissimo, chiaro e di alta leggibilità, usi solo 1.357 parole delle quali 1.002 appartengono al vocabolario di base e complessivamente ricorrono in oltre il 90% del testo?
E sarebbe ‘sto legislativo ed esecutivo (così come quello del 2006) che vorrebbe riformare parte della Costituzione?! Ma per piacere! Sì c’è da piangere, ma è meglio ridere…
Hai visto mai, in estremo afflato di sinistra, che  ‘sto capo di governo interpretando la vittoria del no come smacco personale abbia finalmente riconosciuto l’ufficialità di “una risata mi seppellirà” ?!
10 maggio 2016





Fogliazza


*
Fogliazza



Come CasaPound
Natangelo

Effetti collaterali
Beppe Mora



dal minuto 7.50


Crozza, alla fine del video, parla delle discusse dichiarazioni del ministro Boschi: “Per la Boschi chi vota NO al referendum sulle riforme costituzionali vota come Casapound.
Casa Pound avrà un successo enorme.  Riuscirà a far votare come lei,  56 costituzionalisti, 11 presidenti emeriti della Consulta, tutta la sinistra del Pd e i partigiani dell’Anpi. Certo che per dei neonazisti sfondare tra quelli dell’Anpi è un bel colpo. E stavolta senza rastrellamenti. Però, cara Boschi, un conto è votare come Casapound, un conto è votare con Verdini. Cioè, se io tutte le sere vado a letto presto come un prete, non è lo stesso che andare a letto presto tutte le sere con un prete
Maria Elena sembra una differenza sottile ma c'è, riflettici!  Orevuar! ”

giovedì 27 marzo 2014

La ministra Maria Elena Boschi




 PORTOS / Franco Portinari
This entry was tagged Ministra Maria Elena Boschi, riforme, riforMiss.


«Questo gruppo dirigente è totalmente nuovo ed è la debolezza di fondo che Renzi paga. Ci sono ministri, come la Boschi, che non hanno mai lavorato. Il problema non è l’età, la competenza, o il fatto che sia donna, è che questo gruppo politico è arrivato lì senza essere stato votato. Berlusconi diceva “a sinistra non hanno mai lavorato” e nel caso di Renzi è vero, il nostro premier non ha mai fatto un minuto di lavoro».
Ha fatto il sindaco. Non era renziana, lei?
«Io sono una supporter di Renzi della primissima ora. Lo appoggiavo perché diceva “cambio l’establishment, cambio le regole”... Poi però ha deciso di andare a Palazzo Chigi senza passare per il voto e ha ricompensato tutti, compreso Civati. Ha tradito la promessa di cambiamento e la pagherà. Sono addolorata. Renzi si sente un leone rampante, ma ha i piedi d’argilla».
Le è piaciuta l’imitazione della Boschi?
«La satira tutti dobbiamo subirla. Io ne ho avuta a pacchi, non ci può essere un doppio standard. A me mi fanno sempre brutta, meridionale, con un occhio storto. A lei la fanno pure bella! Ci sta».
Lucia Annunziata da Il guaio dei Renziani -Il Corriere.it 14/03/14





 la ministra...
Riccardo Mannelli

 
domenica 9 marzo 2014
MASTERCHEF ITALIA
"Vai avanti te che domani è l'8 marzo" deve aver detto Renzi alla Boschi.
Triste e imbarazzante esordio del Ministro per le Riforme che tenta di giustificare la mancata eppur doverosa marcia indietro nella nomina del sottosegretario Francesca Barracciu (PD), inquisita per una faccenda di rimborsi e già fatta dimettere dalla candidatura alla Presidenza della Regione Sardegna, dopo il corretto ritiro delle deleghe al neo sottosegretario Gentile (NDC), coinvolto in indebite pressioni sul giornale "l'Ora della Calabria".
Uber





VAURO



http://www.corriere.it/politica/14_marzo_12/annunziatail-guaio-renziani-sono-inesperti-potere-bb42fa8e-a9b7-11e3-9476-764b3ca84ea2.shtml


QUEI POLITICI CENSORI CHE NON CAPISCONO COSA SIGNIFICA LA SATIRA (Curzio Maltese)
21 marzo 2014


Tiziano Riverso

Krancic