Visualizzazione post con etichetta Gramellini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gramellini. Mostra tutti i post

venerdì 28 ottobre 2022

Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio

 

La Première

#melonipremier #Meloni #italy #italia #editorial #caricatura #editorialcartoon #cartoon
Marilena Nardi



GIORGIA, L’ALIENA 

Possiamo attaccare La Meloni per le scelte politiche reazionarie che non si risparmierà. Dobbiamo farlo. Possiamo tenerla d’occhio per le evidenti tendenze sovraniste e nazionaliste denunciate persino dal suo linguaggio istituzionale. Anzi, dobbiamo. Così come dobbiamo preoccuparci per la tenuta delle sue garanzie pre-elettorali circa i diritti delle minoranze e dei ceti più fragili. Insomma, dobbiamo vigilare sulla prima presidente del consiglio aliena.

Però dobbiamo, con altrettanta onestà, ammirare la volontà con cui questa donna si è fatta da sé, pur essendo gravata da enormi handicap sociali e familiari. E c’è riuscita da sola e contro tutti, pur appartenendo alla periferia della società politica, quella maledetta e giustamente sospettata per i suoi infami trascorsi storici. 

Ce l’ha fatta a scapito di tutto e a dispetto di molti, se non di tutti. E questo le va riconosciuto. Sull’ascesa dal nulla al massimo scanno governativo, la sinistra, a cominciare dai rimasugli comunisti che si vergognano del proprio passato, dovrebbe riflettere. Quando comunisti e socialisti stavano con i proletari, con gli operai, con i sottoproletari, con chi partiva svantaggiato, quelli come la Meloni stavano con loro. Da quando la sinistra schifiltosa taccia di populismo il disagio sociale che si trasforma in rabbia, si barrica nei quartieri alti, emigra nelle isole dei Parioli per evitare il contatto. Ed è allora che le Meloni e i Meloni, che sono tantissimi, cercano e trovano altri tutori, altri cavalli, altre bandiere. E le trovano. Morale della favola:  chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Ivano Sartori



#sovereignty #Meloni

Marco De Angelis



Cerimonia della campanella

Portos


Meloni risponde a Serracchiani: «Mi guardi, le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?»

Portos


Foto non autorizzata
Portos

Ombre.

- #governo #destra #Meloni #Premier #ilmanifesto #lelecorvi


Giannelli


Governo, la replica di Meloni alla Camera #GovernoMeloni #Camera #meloni #discorso #fiducia #25ottobre
Durando


Le mani del governo Meloni sull'Agenzia delle Entrate #meloni #nero #evasionefiscale #bankitalia #GovernoMeloni
Durando


·
22 ott
«La smorfia»: #ilcaffedigramellini sul 
@Corriere
 di #sabato #22ottobre.
https://corriere.it/caffe-gramellini/22_ottobre_22/smorfia-b4de3592-517d-11ed-a3c2-abd521eeb21c.shtml





venerdì 10 giugno 2022

Il talento di essere Clerici

 

© Peanuts Worldwide LLC/distributed by Universal Uclick/ILPA

 (Massimo Gramellini, "Il talento di essere Clerici"

Se oggi un adolescente mi chiedesse chi sia stato Gianni Clerici, gli direi: che cosa ti sei perso. Lui era la prova che il talento è come l’amore, un dono che può annidarsi in luoghi improbabili, per esempio nell’individuo più sbadato dell’universo. Clerici ha passato la vita a perdere tutto ciò che umanamente si può perdere — chiavi, biglietti, passaporti, biglietti dentro i passaporti — ma non ha mai perso la faccia e tantomeno sé stesso.

Ciascuno di noi ha un talento, purtroppo pochi lo trovano e quasi nessuno, dopo averlo scoperto, lo accetta. Il talento di Clerici non era la tv, dove pure funzionava benissimo, ma la scrittura laterale, quella capacità innata di guardare un fatto da una prospettiva eccentrica per coglierne l’essenziale e tradurlo in una prosa limpida e magica.

Lo scriba, come amava definirsi (non gli facevano difetto né l’autoironia né l’autostima), sosteneva che solo due accidenti gli avevano impedito di diventare Scott Fitzgerald: l’uso della lingua italiana, ignota oltre Chiasso, e l’identificazione con il tennis, di cui era il massimo cantore al mondo. Per molti intellettuali seduti, il giornalismo letterario sportivo è sempre stato un genere minore, anziché la prosecuzione di Omero. Clerici poteva anche dimenticarsi di scrivere chi avesse vinto la partita, ma la verità è che dopo aver letto il suo pezzo ti sentivi meglio.

P.S. Ciao Gianni, grazie di tutto. Mi chiamavi «Junior» e tale sarò sempre, sulle spalle di un gigante come te

fonte: https://www.corriere.it/caffe-gramellini/22_giugno_07/gianni-clerici-1d588d70-e5d6-11ec-906c-66ab0a80b19b.shtml?refresh_ce=



© Peanuts Worldwide LLC/distributed by Universal Uclick/ILPA


© Peanuts Worldwide LLC/distributed by Universal Uclick/ILPA

© Peanuts Worldwide LLC/distributed by Universal Uclick/ILPA

© Peanuts Worldwide LLC/distributed by Universal Uclick/ILPA

I PEANUTS sono la striscia a fumetti più famosa del mondo, pubblicata quotidianamente tra il 1950 e il 2000, quando morì a 77 anni il suo autore Charles Schulz. Ancora oggi le repliche delle strisce sono distribuite e pubblicate ogni giorno sui quotidiani di decine di paesi del mondo: in Italia, dal Post. La popolarità e l’influenza della striscia – e dei suoi personaggi più famosi, soprattutto Charlie Brown, Snoopy, Linus – si è estesa nel tempo a tutti i media e alla vita quotidiana di mezzo mondo, attraverso i loro caratteri, le loro battute, il radicamento delle loro consuetudini, e una quantità straordinaria di efficacissimi aforismi e citazioni. Le frustrazioni, insicurezze, illusioni, ansie, dei personaggi bambini hanno sempre rispecchiato quelle dei lettori adulti aggiungendovi tenerezze infantili che hanno sempre appassionato i lettori bambini: costruendo nel tempo un successo presso generazioni diversissime. Il nome Peanuts venne scelto dal distributore della striscia citando quello di un pubblico di bambini in uno show televisivo dell’epoca, e si è sempre detto che a Schulz non piacesse. Ma come dice Lucy Van Pelt, «più si invecchia, meno si è sicuri rispetto a un sacco di cose».


----------------------------------------------

Scusa caro Clerici se ti ricordo sul mio blog insieme alle vignette di Snoopy tennista.

Adoravo le tue telecronache così irriverenti ed ironiche.

Mi hai fatto amare il tennis... Grazie!!

----------------------------------------------

Gianni Clerici (Como, 24 luglio 1930 – Bellagio, 6 giugno 2022) è stato un tennista, giornalista e scrittore italiano.

Considerato uno dei maggiori esperti di tennis del mondo, per il numero e la qualità delle sue pubblicazioni è stato inserito nel 2006 nella International Tennis Hall of Fame, secondo italiano presente dopo Nicola Pietrangeli (insignito del riconoscimento nel 1986).

[...]



martedì 6 luglio 2021

Grazie Raffaella!

  "Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre".

           Sergio Japino


grazie per le labbra

le labbra appena socchiuse sul bianco perla

sui denti imperfetti

la porta, socchiusa, dietro la quale avvertivo parole sconosciute

avvertivo promesse

per il turbamento bambino, per quel rosso immaginato, tra i bianchi e i neri di un elettrodomestico

ho cercato quelle labbra in ogni volto, poi trovate

infine schiuse, baciate

seduti sul bordo di un letto, un disco che gira

sul sedile di una macchina, una notte di maggio

e poi ancora

grazie per il silenzio

la grazia sconfinata del silenzio, del congedo muto

senza immagini del dolore

senza fotografie

senza testare il tuo funerale

senza parteciparvi


ti bacio ancora un po'

Fabio Magnasciutti

SAN TOMASO E IL TUCA TUCA
Difficile credere che Raffaella Carrà non ci sia più.
Gianfranco Uber




Icona oltre i tabù
Mauro Biani


 
RAFFA

Così te ne vai

senza far runore

tu che hai fatto

da colonna sonora

ai nostri amori

da Trieste in giù

se l’italia non balla

non è per il covid

è perché ci sei più tu

mitica Raffaella

Marco Fusi








Fulvio Fontana

Vauro




OMAGGIO A RAFFAELLA CARRA'
Mario Bochicchio



Come Lei NESSUNA 🌟📺
La TV (ma non solo) ha perso la sua Regina.
Straordinaria🌟
🌹
#raffaellacarrà #raffaella #tv #televisione #Rai #musica #varietàtelevisivo #ballo
Mike Comics

Una Stella tra le stelle. Ciao Raffaella! By Chenzo, www.chenzoart.it #RAFFAELLACARRA #carramba #raffanazionale #chenzo
 Lorenzo Bolzani - Chenzo.


E ora? Mi toccherà iniziare a contare le stelle?
Va bene, se a rispondere ricominci tu!

#CiaoRaffaella
Alagon

#raffaellacarrà #raffaella #raffa #byeraffa #carrà #prontoraffaella #omaggio #rip #vignetta #illustrazione #alagon #kotiomkin



Romaniello


Alla più grande rivoluzionaria italiana dal dopoguerra in poi.

#raffaella #raffaellacarrà #ciaoraffaella #lgbt #lgbtqpride #antoniocabras




Raffaella Maria Roberta Pelloni, questo il suo vero nome, nasce a Bologna il 18 giugno 1943. Deve il nome d'arte allo sceneggiatore e regista televisivo Dante Guardamagna: associò il suo nome al pittore Raffaello Sanzio e diede alla ballerina e cantante il cognome di un altro pittore, Carlo Carrà, tra i maestri del Futurismo. Era nata Raffaella Carrà.

Dopo il debutto in televisione in Tempo di danza (1961), al fianco di Lelio Luttazzi, e nella commedia musicale Scaramouche (1965), nel 1970 approdò a Canzonissima, divenendo nota al grande pubblico. Fu così che la Carrà divenne la prima showgirl del piccolo schermo in bianco e nero.

Ballerina, cantante, attrice, conduttrice e autrice: sapeva fare tutto. E faceva tutto bene. Era la regina della televisione italiana, e probabilmente lo sarà per lungo tempo. Provocatrice e rassicurante al tempo stesso ha saputo farsi amare da intere generazioni di italiani, riuscendo ad ottenere l'elogio del Britannico Guardian: "Ha insegnato all'Europa la gioia del sesso".

Dopo gli esordi, giovanissima, nel cinema, la sua carriera spicca il volo sul piccolo schermo negli anni Settanta. L'esordio è con Io, Agata e tu, nel quale 'Raffa' lancia per la prima volta il suo nuovo stile di showgirl, diverso rispetto alle colleghe dell'epoca. Ma è nello stesso anno, con Canzonissima insieme a Corrado, che raggiunge la popolarità creando scalpore per il suo abbigliamento "scandaloso", simbolo di una rivoluzione nei costumi sociali.




(✏️ Massimo Gramellini) Raffaella Carrà era tante cose, troppe per un articolo smilzo come questo. Ma per le generazioni cresciute con «Canzonissima» e «Milleluci» è stata anzitutto la scoperta dell’eros. Un eros bonario: intriso di mistero, ma privo di perversione. Quelle gonne lunghe, gettate via a metà del balletto per scoprire gambe che in tv sembravano infinite. Il caschetto biondo, dimenato davanti agli occhi come un sipario instabile. Il mantello stellato di Maga Maghella. Le braccia aperte in posture benedicenti da madonna. E naturalmente l’ombelico: il primo, il definitivo. La Carrà era la personificazione della femminilità e piaceva agli uomini, alle donne, ai gay e ai bambini, soprattutto agli orfani: in lei, che non aveva figli, vedevano un surrogato accogliente della madre. Quando lo raccontai in un libro, mi mandò un biglietto: «Le sere in cui eri piccolo e solo, avrei voluto uscire dal televisore per abbracciarti». E di sicuro lo avrebbe fatto, perché il suo talento era guardare la telecamera come se fosse sempre sul punto di attraversare lo schermo per venirsi a sedere sul divano accanto a ciascuno di noi. Senza carrambate, con la forza tranquilla della consuetudine.


Raramente la morte di un personaggio pubblico aveva prodotto una sensazione così lancinante di perdita e al tempo stesso di incredulità. Forse la Carrà ci è stata davvero seduta accanto per tutta la vita. E forse è ancora lì, con l’ombelico e il resto, perché le maghe come lei non muoiono fino a quando restiamo vivi noi. (📷 Archivio Corriere)

venerdì 30 aprile 2021

Michael Collins


WELCOME COLLINS
Michael Collins ha lasciato questa Terra.
L'astronauta che attese in orbita i colleghi che per primi misero un piede umano sulla Luna è morto ieri alla bella età di 90 anni dopo una vita senza alcun rimpianto. Una bella persona.
Gianfranco Uber

RIP Michael Collins by Dave Whamond, Canada, PoliticalCartoons.com



È morto Michael Collins, l’astronauta americano nato a Roma

 Aveva fatto parte dell’equipaggio dell’Apollo 11, la missione del primo uomo sulla Luna, con il ruolo di pilota del modulo di comando. Lui rimase a bordo di Columbia, in orbita intorno alla Luna, mentre Neil Armstrong, comandante della missione, ed Edwin Aldrin, pilota del modulo lunare, scesero sulla superficie della Luna a bordo del modulo lunare Eagle.
 Nato il 31 ottobre 1930 a Roma, dato che in quel periodo il padre, generale dell’esercito, aveva un incarico all’ambasciata americana in Italia, Collins venne selezionato come astronauta nel 1963. 
Dopo essere stato membro dell’equipaggio di riserva della missione Gemini VII, ebbe occasione di volare nello spazio due volte. La prima con la Gemini 10 e successivamente con l’Apollo 11, accumulando un totale di 266 ore nello spazio. 
Collins è stato una delle 24 persone che hanno volato intorno alla Luna. 
Prima di diventare un astronauta, frequentò la Saint Albans School di Washington e successivamente, nel 1952, conseguì una laurea in scienze presso l’Accademia militare degli Stati Uniti a West Point, New York. Dopo la laurea a West Point, Collins scelse la carriera nell’Aeronautica fino a diventare pilota sperimentatore presso la Edwards Air Force Base in California e, in tale veste, ha partecipato ai collaudi e alle valutazioni delle prestazioni e delle caratteristiche di stabilità e controllo dei caccia a reazione allora in uso all’USAF, raggiungendo il traguardo delle 5000 ore di volo.
 Nel 1970 si dimise dalla NASA per assumere il ruolo di Direttore del National Air & Space Museum, Smithsonian Institution, a Washington. Scrisse un libro, Carrying the Fire, sulla sua esperienza come astronauta.
 Il suo nome appare anche nella Hollywood Walk of Fame.
A lui i Jethro Tull hanno dedicato la canzone For Michael Collins, Jeffrey and Me

 +++ +++ +++ +++

L’uomo che non andò sulla Luna
di  
Era l’antieroe per eccellenza. Quello che si danna per essere invitato alla festa del secolo e poi rimane tutto il tempo davanti al guardaroba a presidiare i cappotti. Si chiamava Michael Collins, come il patriota irlandese, e a fregarlo fu la bravura. Dei tre astronauti della missione Apollo 11 destinata alla Luna, pare che Collins fosse di gran lunga il pilota più capace. Per questo gli venne affidato il timone del modulo di comando che rimase in orbita intorno al satellite, mentre Armstrong e Aldrin scendevano sulla superficie a coprirsi di gloria. Un uomo più cattivo di lui non li avrebbe più fatti risalire a bordo. E un uomo più narciso di lui sarebbe impazzito. Prepararsi tutta la vita per realizzare il sogno dei sogni, superare chissà quante selezioni, ritrovarsi nel tris degli eletti e a quel punto accettare il passo indietro per il bene comune, consegnandosi a un ruolo gregario. Parcheggiato in un cono d’ombra come il bassista di un concerto rock, quando tutti i riflettori e gli urletti dei fan sono per il cantante e l'assolo del chitarrista, ma lui continua a suonare con la tranquilla consapevolezza che senza il suo basso non ci sarebbe la musica.

Collins era nato a Roma, novant’anni fa, in via Tevere 16, dove una targa ancora lo ricorda con una bugia: «Primo uomo sulla Luna». Ma forse non è una bugia: gli altri due sono scesi a toccarla, però lui le ha girato intorno. Si è spinto più in là di tutti ed è l’unico ad avere visto che cosa ci sia dietro.


   
 +++


Michael Collins era nato a Roma in via Tevere 16, nei pressi di Villa Borghese. 
Dalla Caput Mundi alla Luna... 
Buon viaggio astronauta e grazie di tutto!

domenica 19 agosto 2018

E' stato sotto gli occhi di tutti...



Cassandra pressing…
17 agosto 2018
di: NADIA REDOGLIA

Ingegneri, giornalisti d’inchiesta, geologi (tutti quelli seri, ovviamente) da decenni avvertono che il nostro Paese è sull’orlo del baratro dato il fatiscente stato idrogeologico e l’immarcescibile stato di corruttori, corrotti e corruttibili tra costruttori, manutentori, controllori (sicurezza/sanità/prevenzione) sapientemente gestiti dalle impunibili mafie.

mercoledì 15 agosto 2018

Catastrofe a Genova: crolla il ponte Morandi

"Acqua che non si aspetta altro che benedetta, 
 Acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale, 
 Acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte".

(F. De Andrè)




Ponte Morandi a Genova. Solo una questione di tempo.
Marilena Nardi



Ci son passato poche volte, l'ultima, però, non tanto tempo fa, ma è tutto il giorno che non riesco a non pensare che all'orrore che ti avvolge, all'angoscia che ti attanaglia, al vuoto che ti inghiotte, mentre il terreno svanisce da sotto la tua vettura, l'orizzonte scompare all'improvviso e di tutti i tuoi sogni, i tuoi progetti, le tue speranze in una frazione di secondo rimane solo un remoto barlume di possibilità.

(Augusto Rasori)




#Genova #crollo Fino a qui. Per @ilmanifesto
Mauro Biani



Cemento tarmato.
 Le tarme divorano ponti e maglioni. 
I buchi dei primi lasciano voragini di dolore.
 Non rammendabili.

(Ivano Sartori)






Genova, Italy    Paolo Lombardi
.
14 Aug 2018


Antonio Brencich, il docente di Ingegneria dell’università di Genova da anni era critico del ponte Morandi, e che da ieri è estesamente citato da giornali e televisioni, ha dato delle interviste al Corriere della Sera e all’edizione locale genovese di Repubblica. Brencich ha detto che i problemi del ponte sono gli stessi degli altri due costruiti con la stessa struttura negli anni Sessanta, sulla baia di Maracaibo in Venezuela e in Libia. Quello in Venezuela crollò dopo essere stato urtato da una petroliera nel 1964: «Morandi non mise in conto che una nave potesse sbagliare campata. Due anni dopo una petroliera si incastrò sotto la più bassa. Ci furono sette morti. Era un ingegnere di grandi intuizioni ma senza grande pratica di calcolo», ha spiegato Brancich
«Quel tipo di ponte, a cavalletto bilanciato, ha un’estrema vulnerabilità al degrado» ha detto Brencich, spiegando che «Morandi aveva sbagliato il calcolo della “deformazione viscosa”, quello che succede alle strutture in cemento armato nel tempo».
(fonte)




di Pietro Vanessi


Italian Bridge Collapse    Pete Kreiner
At least 35 persons have died because of a bridge collapse in Italy.
15 Aug 2018


MANUTENZIONE
Nei primi concitati resoconti sul crollo del ponte Morandi a Genova, è venuta fuori una parola che, a mio parere, è la chiave di volta dell'immane disastro: manutenzione. Si è parlato di manutenzione tardiva, insufficiente, mancata e via aggettivando. Dal che mi è parso di capire che le opere pubbliche, siano esse grandi, medie o modeste, prima si fanno e poi si abbandonano a se stesse come figli illegittimi. Controllare che siano sicure e stiano in piedi è faccenda che non interessa. Nessuno ci guadagna. Né le amministrazioni delle infrastrutture, né gli enti locali, né i governi, né le imprese costruttrici.
La manutenzione non fa girare dei bei pacchi di denaro, non crea appalti e subappalti, non fa pubblicità ai politici che possono vantarsene. È solo atto dovuto, sterile dovere istituzionale che non produce visibilità. Quando un ponte collassa o un paese smotta senza neanche l’alibi di un terremoto è solo una grana. Che i responsabili cercano di scrollarsi di dosso dando la colpa al passato, a chi non c’è più, bene che vada a chi ha preso i soldi ed è scappato con il malloppo. È sempre stato così, in Italia. Sarà sempre così. Sepolto un disastro se ne farà un altro. Perché costruzioni e ricostruzioni rendono, mentre la manutenzione è solo un noioso e poco redditizio intermezzo.
(Ivano Sartori)




Giannelli



Favoletta
No, non sono di sinistra, sono solo un vignettaro che ha la sensazione di ritrovarsi nella "terra di mezzo"; e nella società dei consumi, è disdicevole se non peggio, sic! Mentre facevo la vigna, senza sapere nulla o quasi dei risvolti tecnici e politici della cosa, mi chiedevo...perché? Che significa? E' giusto fare la somma dei morti? Quanti sono. due, tre, undici, cento? Una "favoletta", cosa??? [...]
Paride Puglia



Lo stellone
E' chiaro che la tragedia del Ponte Morandi non è una fatalità.
Era un evento che si cercava di allontanare con interventi di manutenzione evidentemente meno costosi di quanto si sarebbe dovuto fare da tempo e cioè la sua demolizione. Costi che ora si dovrà sostenere ugualmente aggravati dalla grave perdita di vite umane.
Un pericolo reale che per la somma di irresponsabilità, superficialità, connivenze, ahimè tipicamente italiana, si è "sperato" di esorcizzare confidando nella fortuna.
Gianfranco Uber



Riccardo Mannelli


Chiedete a Brooklyn
 Dello scarno comunicato che Autostrade per l’Italia ha ritenuto di dedicare al viadotticidio di Genova colpisce anzitutto l’assenza di umanità. Neanche un pensiero per le vittime, una frasetta raccattabile dal prontuario delle condoglianze. Viviamo tempi truci, dove ogni manifestazione di gentilezza è considerata sintomo di ipocrisia o, peggio, di cultura. Ma si pensava che i morti godessero ancora di un regime di extraterritorialità, tale da non rendere l’omaggio nei loro confronti un’ammissione di debolezza. Ebbene, si pensava male.
Quanto al linguaggio scelto dall’anonimo estensore, il quale non ha altre colpe se non quella di avere seguito un copione prefissato dai superiori, appare irto di «solette», «carri-ponte» ed espressioni decodificabili solo dagli addetti ai lavori.

  Come se una tragedia di queste proporzioni fosse da derubricare a disputa tra ingegneri e non riguardasse i milioni di utenti che ogni giorno versano un obolo ai caselli di Autostrade per solcare arcobaleni di calcestruzzo affacciati sul vuoto. Ma l’aspetto più triste rimane il rifiuto preventivo di qualsiasi responsabilità, che nella patria dei paraculi è una specie di riflesso spontaneo. Ci viene fatto sapere che il viadotto era «sottoposto a costante attività di vigilanza» (e meno male), però anche che la sua costruzione «risaliva agli anni 60». Come se un bollettino medico sollevasse il chirurgo dall’errore adducendo l’età del paziente. Tanto più che il ponte di Brooklyn di anni ne ha 135 e resta al suo posto senza bisogno di troppi comunicati.
Massimo Gramellini



Genova
Fulvio Fontana



Italia: la tragedia del viadotto di Genova.
Plantu


talking without speaking
hearing without listening
Magnasciutti



Un grande abbraccio a Genova ed una preghiera alle vittime ed ai feriti.

Fany

-------------------------------
Genova risolve il problema del traffico
copertina della Domenica del Corriere 1 marzo 1964

venerdì 14 luglio 2017

Liu Xiaobo (28/12/1955 - 13/7/2017)



Da Il Corriere della Sera
Cina, morto Liu Xiaobo: il dissidente eroe di Tienanmen e Nobel per la pace nel 2010
L’attivista era malato da tempo di cancro al fegato. Aveva 61 anni. Nel 2009 era stato condannato a undici anni di carcere con l'accusa di «incitamento alla sovversione». Intanto Stati Uniti e Unione Europea Rex chiedono a Pechino di liberare dagli arresti domiciliari la vedova


Liu Xiaobo
[Words and silence]
tribute to Liu Xiaobo (28/12/1955 - 13/7/2017)
14 Jul 2017 Marilena Nardi


Nobel per l'amore
di Massimo Gramellini
Ci sono amori così potenti che rimangono liberi anche dietro le sbarre. Il dissidente cinese Liu Xiaobo e la «poetessa governativa» Liu Xia, nomi simili da predestinati, si conobbero negli anni Ottanta. Entrambi sposati, lui con un carico ulteriore di amanti assortite. Ma dal sorriso di lei sgorgava luce pura. Il resto venne di conseguenza: piazza Tienanmen, gli arresti, i divorzi, il matrimonio in carcere. Anche quando lui tornò libero - si fa per dire - non restarono mai soli. La polizia ficcava il naso persino nelle lettere d’amore. Eppure quei due riuscivano a creare intimità anche dove non c’era. La notizia del Nobel per la pace sorprese Xiaobo di nuovo in prigione. Avrebbe voluto che a ritirarlo andasse lei, ma per impedirglielo il regime comunista la mise ai domiciliari. Da quel giorno il sorriso di Xia smarrì la luce. Ebbe un attacco di cuore e il marito, straziato, si ritrovò a lottare con un tumore al fegato.

Xiaobo aveva un ultimo desiderio: farsi mandare con Xia in un ospedale straniero, così alla sua morte lei sarebbe stata libera. Rifiutò di essere intubato pur di non compromettere le speranze del trasferimento. Invece ha chiuso gli occhi senza poterla rivedere, se non in sogno. Le ha lasciato scritto: «Se fossi ridotto in polvere, userei le mie ceneri per abbracciarti». Ci sono amori così potenti che rimangono vivi anche oltre la vita.




Liu Xiaobo    Paolo Lombardi
Now he is free
13 Jul 2017

Liu Xiaobo Lives!   Daniel Murphy
The man may have died, his ideals live on.
14 Jul 2017






"Liu Xiaobo"    Antonio Rodríguez
"We must believe in witnesses who are willing to die," said Pascal. Nobel laureate Liu Xiaobo, author, literary critic, thinker and Chinese dissident, has been one of them. On Thursday, Shenyang City Council, the city where he was admitted to a hospital, has announced the death of the dissident who claimed the highest and clearest democracy in China at age 61.
13 Jul 2017





Firuz Kutal
Recipient of the Nobel Prize, Liu Xiaobo, is dead. :'( This cartoon of mine was made for him when he could not come to receive the Award..
Nobel ödülü almıs ama hapiste oldugu için gelememis olan Liu Xiaobo ölmüs..





Dessin de Boligán (Mexique), paru dans El Universal

Véritable symbole de la lutte contre le régime chinois, le prix Nobel de la Paix 2010 Liu Xiaobo est décédé ce jeudi 13 juillet, à l’âge de 61 ans.

Cet écrivain et ancien professeur avait été de toutes les grandes luttes de ces dernières années : dès 1989, il s’engage auprès des étudiants lors du mouvement de la place Tiananmen. En 1996, il se positionne en faveur d’un rapprochement entre les gouvernements taïwanais et chinois, ce qui lui vaut 3 ans en camp de travail. Mais c’est surtout en 2008, après les Jeux Olympiques de Pékin, que Liu Xiaobo fait connaître sa lutte au monde entier, en lançant la Charte 08, véritable manifeste pour la démocratisation du pays. Le gouvernement chinois l’arrête juste avant la publication du document et le condamne à 9 ans de prison. C’est lors de son emprisonnement qu’il reçoit, en octobre 2010, le Prix Nobel de la Paix.



Liu Xiaobo’s Legacy    Tjeerd Royaards
Legacies are hard to kill.
14 Jul 2017



R.I.P Liu Xiaobo, Nobel Peace Prize - © Chappatte in The New York Times








China, died the Nobel Peace Prize and dissident Liu Xiaobo
Durando





https://it.wikipedia.org/wiki/Liu_Xiaobo

Per Liu Xiaobao una sedia vuota

----------------------------------------------------------------------

Ti potrebbe interessare anche: