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giovedì 16 aprile 2020

Federica Pareschi

Da Crittografie 

Da Crittografie 1
 l'Anima in Gioco
Si chiama Pasquale, ha i capelli rossi, il sorriso in
bocca ed è quello che tutte le mattine alle sette e
mezzo ti prepara il cappuccino e tiene da parte la
brioche che ti piace.
È quello a cui, tutti i santi giorni, paghi euri uno e ottanta
e dici: "Buona giornata, Pasquale".
Pasquale. E se lavorerai tutta la vita glielo dirai tutti
i giorni, Pasquale, Pasquale e Pasquale.
Né Mario, né Carlo, né Vercingetorige.
Egli è un insieme di sfaccettature che, messe insieme,
fanno di lui un Pasquale e tutti lo conoscono
come tale, punto.
E provaci, domani, a dirgli: "Ciao, Anna", guarda come
ci rimane.
Comincia a chiamarlo così, vedrai che prima o poi si
farà coraggio e ti dirà: "Guardi signora, che mi chiamo
Pasquale..."
E tu rispondigli: "No, bellino, finora ci sono cascata
ma alla fine ho capito: tu sei Anna perché hai i capelli
rossi, Pasquale è un nome sbagliato, tanto
più che sei nato in agosto, figuriamoci".
E poi dimmi se egli non sarebbe giustificato a chiamarti
Giovanna (la pazza, naturalmente).
Ecco. A un certo punto della mia vita m'è capitato e
m'hanno ribattezzata tagliando via parti che mi
qualificavano. Non mi resta che bisensare e bisensare
e bisensare e la cosa, per l'appunto di senso
me ne fa parecchio.
Fui l'ombrello di mogli frigide e ricovero di Lise pestate
per benino, fui.
Ora sono qui, mozza e sbilenca, dice che così mi si
capisce meglio ma tu lo capiresti un pasquale che
ti dicesse: "Da oggi qui si fa solo il caffè: brioche, latte
e zucchero portali da casa, così è più chiaro il
senso dell'insegna fuori, <Caffè> appunto".
Io mi chiamo crittografia mnemonica, chi vuole mi
capisce e sa cosa può trovare in me, senza snaturarmi
tanto in nome della logica. Usatelo quel cuore,
il cervello tenetelo per risolvermi. E per chiamare
il barista col nome giusto.
Sempre vostra.

2. Crittografia mnemonica 5 2 5
MASTITE
Tedina


l'Enigmistica è Femmina (Speciale 8 marzo 2014)

Gli è che tutto si ripete, uguale, identico: e non
importa di quali mondi si tratti.
Non si è diversi dagli umani, qui.
Gli uomini chiacchierano, le donne fanno; e
chiacchierando chiacchierando son giunti alla conclusione
che per ogni uomo ci siano sette donne,
l'harem potenziale e bramato, anche se non sanno
esattamente dove siano.
Pure quel venticinque marzo del 1911 gli uomini
dirigevano e le donne eseguivano: finì che le donne
ci rimasero stecchite e gli uomini furono assolti.
Ora, per carità, non è che qui ci si lasci le penne -
qualcuno ci lascia le matite ma non dipende dal
sesso - però sarebbe ora di bilanciare certe diseguaglianze
che ci fanno ormai storcere la bocca.
La crittografia è femmina, lo dice il nome e con la
sua definizione spiega come ci si debba muovere
per giungere all'agognata soluzione, femmina anch'essa.
Subito sotto sta il diagramma: maschio! esclamerete.
E mica tanto: è formato da una chiave, una prima
lettura e una frase risolutiva.
Tre femmine per originare un maschio, scusateci
se è poco.
Eh, vi sento ribattere, intanto termina per "a".
Certo, bella soddisfazione, andate a dirlo a quei
maschietti che si chiamano Andrea, per esempio.
Che poi, mica per pignoleria, ma il diagramma è
fatto di numeri (maschi) ma i numeri son formati
da cifre e qui la femmina è palese.
E qui si rischia seriamente il tranello delle "quote
rosa" tanto in uso tra gli umani e che sa di "almeno
state zitte" da un miglio di distanza.
Non si vuole questo, no, noi si ambisce alla giustizia
vera.
Quel che ci fa rabbia è l'esposto.
Sta lì, placido e beato, poche parole, meglio una
sola e tutto il suo oziare premiato col neretto e il
maiuscolo, lui, il pavone.
Insopportabile nel suo disperato apparire, quasi
narcisistico e comunque travestito da sobrio, talvolta
serioso leader in un gioco di squadra.
Dice che anche il ragionamento è maschio.
E ce lo vediamo, pieno di mascolino orgoglio, costretto
a restare prigioniero nel cervello rifiutandosi
d'aver a che fare con sinapsi, corde vocali, mani
e biro.
Insomma, troviamo un altro nome a quest'esposto,
non tanto per essere autoritarie, per volerla
vinta a tutti i costi, semmai per una certa turnazione.
Che ci si riposi anche noi, ogni tanto, il neretto è
sempre chic, ci garberebbe indossarlo e fare la nostra
bella figura.
E se proprio non si può non consolateci con un
ramo di mimosa, il giorno dopo già a capo basso.
Se mimosa dev'essere che sia una bella fetta.
Sempre vostra.





Ipermetropia.

L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
credevi fosse acanto
invece era l’ontano.



Federica Pareschi (1967-2018) ,valente autrice e redattrice della rivista Crittografie

PS: oggi 16 aprile sarebbe stato il compleanno di Tedina, e voglio ricordar qui questa splendida amica virtuale, con questo post che forse è troppo poco per far capire quanto sei stata una grande enigmista . Timida io e timida tu  a Roma alla mostra dei rebus, nella stessa stanza nella visita  guidata, siamo riuscite a non incontrarci. Quanto abbiamo sorriso di quel mancato incontro.
Buon compleanno Tedina!


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Quarantasette dappertutto di Federica Pareschi




Soluzioni:
12. rischiodi S ch'è MIA = rischio d'ischemia
2. cocco di mamma - Varianti accettate: fuoco di poppa (G) fuoco di
poppa (B) - Varianti rifiutate: presa di petto (Z)

domenica 13 aprile 2014

Quarantasette dappertutto.

 Quarantasette dappertutto.

di Federica Pareschi
O donna che stamattina camminavi davanti a me: bionda platino arruffata, giubbottino nero in pelle a giro vita, leggins elasticizzati a 4500 denari, calzino a pois e tacco a spillo.
 Tu avevi un sedere normale e di questo ti do merito, i leggins fin lì potevano pure. 
Ma figlia cara, ho pensato, se ti ritrovi due gambe talmente storte che in mezzo ci passano le culone che i leggins non possono metterli (a volte li mettono ma s'aprirebbe un altro mondo). 
Figlia mia, pensavo, un pantalone normale e avresti portato benissimo i tuoi venticinque anni. E siccome quel sedere normale mi dava comunque un certo fastidio - chi ha tutto, chi ha troppo, chi niente - ho allungato il passo e t'ho superata. 
Mi sei passata vicino alla fermata del bus e ho capito che più o meno si doveva essere coetanee: io quarantasette dappertutto, tu venticinque al sedere e novantadue in volto. 
E allora mi sono pentita dei cattivi pensieri avuti prima di vederti in viso che non sta bene mancar di rispetto ai più grandi d'età. Nemmeno col pensiero. 
Amen.



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