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lunedì 6 febbraio 2023

Butterflies in Berlin di Monica Manganelli

 La vita di un uomo raccontata attraverso 4 passaggi che rappresentano la sua trasformazione fisica e interiore, come 4 sono le metamorfosi della farfalla. È la storia di un corpo torturato e di un'anima divisa in due: attraverso la vicenda personale di un uomo considerato diverso durante l'olocausto, si rievoca la drammatica atmosfera di repressione e persecuzione di quel periodo.

Il cortometraggio  animato Butterflies in Berlin di Monica Manganelli dopo quattro anni è arrivato su Rayplay  https://www.raiplay.it/programmi/butterfliesinberlin








Butterflies in Berlin

Regia: Monica Manganelli
Anno di produzione: 2019
Durata: 29'
Tipologia: cortometraggio
Genere: animazione/drammatico
Paese: Italia/Germania
Produzione: LattePlus Production, Alexandra Film Production; in collaborazione con Rai Cinema, Grey Ladder Productions
Distributore: n.d.
Data di uscita:
Formato di ripresa: Full HD
Formato di proiezione: HD, colore
Titolo originale: Butterflies in Berlin
Altri titoli: Borboletas em Berlim


Sinossi: La vita di un uomo raccontata attraverso 4 passaggi che rappresentano la sua trasformazione fisica e interiore, come 4 sono le metamorfosi della farfalla.
Ispirandosi a fatti realmente accaduti, (es. Il caso dell’ospedale ebraico di Iranischestrasse a Berlino), e personaggi realmente esistiti, quali Magnus Hirschfeld e Frank Foley, si narra la storia di Alex/Alexandra, il primo transessuale della storia operato. La sua trasformazione personale corrisponderà con quella sociale-storica, e con la salita al potere di Hitler. Il film si concentra sulla storia di Alex e sulla ricerca della sua identità sessuale: è un racconto universale sull'autenticità e sull'auto-accettazione, e illustra come l'identità di genere sia unica e complessa per ogni singolo individuo.

Ambientazione: Berlino (Germania)

"Butterflies in Berlin" è stato sostenuto da:
MIBACT
Der Beauftragte der Bundesregierung für Kultur und Medien
Emilia Romagna Film Commission




Note:
TEMA
"Butterflies in Berlin" è una storia sull'anima. Non importa se maschile o femminile, l'anima non ha sesso. È la storia di un corpo torturato e di un'anima divisa in due: attraverso la vicenda personale di un uomo considerato diverso durante l’olocausto, si rievoca la drammatica atmosfera di repressione e persecuzione di quel periodo. L'amore e il rispetto per le diversità sono l'essenza della dignità umana. La guerra e l'olocausto sono aberrazioni che bloccano il flusso naturale dell'amore tra due uomini e, insieme a loro, anche tra tutta l'umanità. Le vicende a tematica omosessuale durante l'ascesa di Hitler sono state spesso trascurate dalla cinematografia contemporanea. Al contrario, moltissimi altri media hanno diffuso nel corso degli anni i risultati delle ricerche delle numerose associazioni votate alla conservazione della memoria di quella categoria di vittime, il cui ammontare raggiunge cifre parimenti impressionanti e per il cui sterminio è stato coniato il termine omocausto. Nel clima rivoluzionario di emancipazione sessuale che caratterizza il nostro millennio, si sente febbrile l’interesse di molti a indagare più approfonditamente la sofferenza di quegli esseri umani che vissero nel periodo più buio. "Butterflies in Berlin" si concentra sulla storia di Alex e sulla ricerca della sua identità sessuale: è un racconto universale sull'autenticità e sull'auto-accettazione, e illustra come l'identità di genere sia unica e complessa per ogni singolo individuo. Alex desidera trovare il suo posto nel mondo, e mentre cerca di capire chi egli sia (e soprattutto chi voglia diventare), Berlino conferma la propria natura di città mutevole e al clima di concessioni e libertinaggio della Repubblica di Weimar si sostituisce il periodo di repressione più noto della storia. Per la prima volta assoluta in un progetto cinematografico si tratta il tema dell'olocausto e omocausto con quelle della identità di genere e persone transgender.



CENNI STORICI
Sullo sfondo di personaggi, luoghi ed eventi storici reali (tra cui Magnus Hirschfeld, Frank Foley, il Wintergarten e l'ospedale ebraico di Berlino, il campo di concentramento di Sachsenhausen), viene raccontata la storia di finzione di Alex, un uomo ebreo che vuole diventare donna durante l'ascesa del nazionalsocialismo. Mentre Hitler guadagnava potere in Germania, qualcosa nella politica iniziò a cambiare ma non vi si prestò abbastanza attenzione. La Repubblica di Weimar (1919-1933) ha incarnato una visione progressista della liberazione sessuale e Berlino era la sede del primo movimento al mondo per i diritti gay. Le libertà sessuali durante quel periodo sono diventate leggendarie, una pietra miliare per tutti i movimenti di emancipazione sessuale. Fu in mezzo a questo clima di tolleranza che il movimento dei diritti omosessuali iniziò ad assumere sempre più forza in Germania. In prima linea era schierato il dottor Magnus Hirschfeld, promotore della campagna per l’eliminazione del famigerato Paragrafo 175 contro gli omosessuali. Sessuologo di fama internazionale, Hirschfeld è stato considerato un genio per i suoi enormi contributi alla comprensione della sessualità umana. Si è battuto per la difesa di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) e molta dell'elite accademica ebrea seguì il suo esempio sostenendo i diritti degli omosessuali. Hirschfeld fondò il primo Institut für Sexualwissenschaft (Istituto per la scienza sessuale) del mondo, che aprì a Berlino nel luglio del 1919. Il suo lavoro e i suoi studi furono fin dall'inizio in conflitto con il regime nazista, che usò la propaganda per dimostrare che l'omosessualità fosse una perversione ebraica e i collegamenti che fecero con il giudaismo servirono come ulteriore giustificazione per la persecuzione di entrambi i gruppi.
Nel 1933, i nazisti attaccarono e saccheggiarono l'Istituto di Scienze Sessuali e distrussero i suoi inestimabili archivi di ricerca. Oltre 10.000 libri e documenti furono bruciati nel tristemente noto “falò dei libri nemici" il 10 maggio 1933 a Bebelplatz. Nei campi di concentramento, i gay erano considerati la categoria più bassa dei detenuti. Facilmente identificabili dai triangoli rosa cuciti sul petto, venivano spesso trattati più duramente sia dalle guardie che dai compagni di prigione. A causa di questo è stato difficile raggiungere una "solidarietà di gruppo" che aiutasse altri prigionieri a sopravvivere.





 

sabato 27 giugno 2020

L'Umarell di Fabio Concato, disegni di Adriano Merigo.


Gli Umarell sono quei signori, spesso pensionati, che, con le mani rigorosamente intrecciate dietro la schiena, amano trascorrere le giornate osservando e controllando gli operai al lavoro nei cantieri in giro per le città, commentando e, talvolta, elargendo consigli non richiesti.

Negli anni gli umarell sono diventati un fenomeno nazionale, fino a raggiungere lo status di “eroi metropolitani”, la figura si è “evoluta” al punto tale da trovare in commercio la sua miniatura da alcuni anni, nella classica postura da osservatore privilegiato. Da lì l’ispirazione per la canzone.

“Tempo fa un mio amico mi ha regalato la statuina di un umarell (a proposito, grazie ai ragazzi del Superstuff.it): la tengo nel mio studio, sul leggio della tastiera. Mi osserva quando suono, quando canto. Una settimana fa sembrava che volesse chiedermi che cosa stessi facendo per il dramma che stiamo vivendo, in che modo mi stessi adoperando per questa emergenza. Ma cosa dovrei fare in quarantena? Mi sono chiesto, guardandolo…e così è nata L’Umarell”, racconta Fabio Concato, che l’ha scritta di getto nei giorni scorsi e cantata in milanese perché fosse testimonianza di una terra tra le più ferite al mondo dalla pandemia.

“Ho cercato di dare il mio contributo come autore, senza alcuna retorica, con un pizzico d’ironia e con molto cuore. Ho registrato la canzone senza orpelli tecnici, è tutto molto casalingo, l’ho cantata con il telefonino ed è stato un grande piacere condividerla con i miei musicisti, con cui siamo fermi da un po’ per ovvie ragioni”.







Un paio di settimane orsono è arrivata una mail all’attenzione
del mio staff - bello, metterla giù pesante - nella quale un signore che non ho
mai visto né conosciuto, mi chiedeva gentilmente di dare un’occhiata al
video che aveva realizzato per me, in occasione della pubblicazione de “L’Umarell”.
Un regalo, come dire, senza velleità di nessun tipo, senza pretese e sopratutto senza aspettarsi niente in cambio - forse un grazie? Il video mi è piaciuto molto; ho trovato che quel modo didascalico di raccontare la mia storia attraverso un disegno animato, fosse coerente al clima che ho cercato di esprimere con la canzone.
Il messaggio si chiudeva con: “se le piace, lo usi pure, ne sarò felice,
viceversa sarà stato comunque un piacere”.
Quel signore si chiama Adriano Merigo, vignettista, scrittore e musico, che vive a poche centinaia di metri dall’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo e che ringrazio tanto, e non solo per il cadeau
che ha voluto farmi. 
fabioC.

Scritta, prodotta e cantata da Fabio Concato 
Suonata dai suoi inseparabili amici musici: Ornella D’Urbano (piano, tastiere e arrangiamenti),  Larry Tomassini (chitarre), Gabriele Palazzi (batteria)
Missaggio e masterizzazione di Pier Carlo Penta

Video & Animazioni: Adriano Merigo

Ideazione e realizzazione grafica di Francesco Bozza e Donato Colaleo
Tutti rigorosamente distanziati, nei propri studi.

Con la speciale partecipazione dell'UMARELL by Superstuff.it

©Copyright Fabio Concato - Tutti i diritti riservati




 


TESTO L’UMARELL – FABIO CONCATO
L’umarell sempre qui e mi guarda
E mi dice: “cosa fai con le mani in mano?”
Gli rispondo: “cosa posso fare in quarantena?”
“Io non lo so, sei tu che suoni il piano!”

Voglio dire che è dura, stare a casa mia
Per fortuna c’è anche un piccolo terrazzino
Quando c’è il sole mi metto sulla sedia
C’è un piccolo ulivo, ci sono tre o quattro fiorellini
Tutti insieme, con la gatta e il mio Ninin

A me piace andare fuori, andare a spasso
Ma è ancora impossibile: non ho il Pass
Adesso apro e butto l’occhio sulla strada
C’è qualcuno con la maglietta
Tutto sudato, fa una corsetta..
E noi chi siamo? I più stupidi?
Noi cosa facciamo?

Sto pensando che ci cambierà la vita
E magari sarà meglio di così
Starà meglio questo povero pianeta
A me pare che sia scoppiato, non ce la fa più
E non ce l’hanno fatta tutte le persone
Sono andate via in silenzio come te
Senza un bacio, una carezza, una ragione
Senza un “sono qui e ti voglio bene”.

L’umarell è ancora qui e mi parla:
“menomale che c’ero io a controllarti”,
Gli rispondo: “cosa posso fare in quarantena?”
Lui si volta, e va via tutto contento.

Il suo amico.
“Ciao Enzino,
Vieni giù che facciamo un giretto”
R. Si, il giretto,
Guarda che non si può, è pericoloso, non fare l’incosciente
Vai a casa che adesso devo mangiare
Il giretto….
Il suo amico.
Va bene Enzino.. allora…alla prossima, ti saluto
R. Ehhh, alla prossima….

CIAO ENZINO…

sabato 1 giugno 2013

5m80 cortometraggio di Nicolas Deveaux




5M80 è il nuovo cortometraggio di Nicolas Deveaux
Una mandria di giraffe sale in fila indiana, lungo una spirale crescente per arrivare in posizione, sulla piattaforma di una splendida piscina olimpionica. Il primo animale decolla, il tuffo viene eseguito su un trampolino di lancio. Due giraffe appese a testa in giù dal soffitto, forniscono aiuto e scagliano le giraffe in aria. Una ad una, le giraffe saltano in un ritmo regolare, tuffi uno diverso dall'altro con diverse difficoltà come fanno i tuffatori professionisti, per poi risalire e nuotare al bordo dell'acqua. Poi tutte insieme ritornano in fila per eseguire un secondo salto ... l'eleganza, l'agilità... stupendi animali... ma sovviene una domanda ... avete incontrato giraffe in piscina?
consiglio la visione a tutto schermo  

5m80 - Le nouveau court-métrage de Nicolas Deveaux.
Produit par Cube Creative Productions & Orange,
Avec la participation d'Arte, le soutien de la Ville de Paris & le partenariat du CNC.

Nicolas Deveaux è uno sceneggiatore e regista di film d'animazione. Ha studiato presso la Scuola Francese di computer grafica Supinfocom, dove ha presentato il suo 2002 film d'animazione tesi "7tonnes3".
Questo film d'animazione sugli elefanti che rimbalzano su un trampolino ha avuto un enorme successo e gli ha permesso di realizzare ulteriori progetti.